Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 4.djvu/97

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97 volontà di Dio, daremo dolce, ed affamato, ed infinito desiderio in onore di Dio e salute dell anime; e così ci pasciaremo alla mensa del santo desiderio detto, il quale desiderio non è mai scandalizzato nò in sè, nè nel prossimo suo, ma d’ ogni cosa gode e trae il fruito. Dolgomi, io miserabile, che non seguitai mai questa vera dottrina, anco ho fatto il contrario, e però mi sento d’ essare caduta spesse volte in dispiacere ed in giudizio del prossimo; unde ti prego per amor di Cristo crocifisso, che in questa ed in ogni altra mia infirmità ponga rimedio; sicché io e tu cominciamo oggi ad andare per la via della verità, alluminate in fare il vero fondamento nel desiderio santo, e non fidarci de’nostri pareri e vederi; perocché leggiermente non escissemo di noi e giudicassimo i difetti del nostro prossimo, se non per compassione e reprensione generale. Questo faremo, notricandoci alla mensa del santo desiderio; in altro modo non potremo, perocché del desiderio abbiamo il lume, ed il lume ci dà desiderio, e l’uno notrica l’altro. E però dissi ch’io desideravo di vederti con vero lume. Altro non dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesi, amore.