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A VITTORIA


I


È UNA calunnia che il criterio sfida
     Giunta a ’l suo casto orecchio di bambina:
     M’hanno dipinta a lei cinica, infida,
     Un mostro nuovo, una fatal rovina.

Pure avvien che mi guardi e mi sorrida
     Qualunque volta a me passi vicina,
     E se talun la biasima e la sgrida,
     Vieppiù mi volge allor la sua testina;

Testina bruna, intelligente e pia,
     Dinanzi a cui si piegano i ginocchi,
     Siccome de ’l Murillo a una Maria.

Io non impreco a’ perfidi e a gli sciocchi,
     Ma mentre lenta seguito la via,
     Di tratto in tratto mi rasciugo gli occhi.