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126 la fortuna dei carmi di catullo

1684 con eruditissimo comento di Isacco Vossio. Oltre a parecchi altri codici si valse questi del Mediolanense, antichissimo e correttissimo sovra tutti gli altri; ma egli mostra nell’emendare e nel sostituire cotale disinvolto ardimento, che sa molto d’arbitrario e presuntuoso; ed esce spesso in sì fatte congetture, che se hanno talvolta il merito dell’acume, hanno tal’altra una così maligna stranezza da rendere il povero Catullo un poeta oscenamente vulgare, e d’indole molto simile a chi lo comenta.

Del copiosissimo comento del Volpi ripetiamo ciò che il Foscolo ne scrisse: «Non ha lezione nuova, nè arcana dottrina che non sia tutta del Vossio; nè le virtù sole, ma i vizi adottò del precettore. Lussureggia la mole del suo comento di citazioni importune che prendono occasione non dalle viscere del soggetto, ma da nude parole.»1

L’edizione di Venezia del 1738, annunziata col fastoso titolo di: Catullus in integrum restitutus ex ms. nuper Romæ reperto, et ex gallicano, patavino, Mediolanense, romano, Zanchi, Maffei, Scaligeri, Achillis, Vossii et aliorum; critice Joh. Franc. Corradini de Allio in interpretes veteres, recentioresq. grammaticos, chronologos, etymologos, lexicographos, cum vita poetæ nondum edita, non poteva essere altro che una ciarlatanerìa: basta leggere il titolo.

Il comento del Doering, stampato a Lipsia nel 1788, non fece nè caldo nè freddo; fu come la nebbia, che lascia il tempo che trova.

  1. Chiom. di Beren., I, 3, 5.