Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
AVVERTENZA.
Se la critica non deve far altro che analizzare, sminuzzolare e distruggere un’opera d’arte, proprio come i bambini, che disfanno i loro giocattoli per vedere come siano costrutti, io confesso candidamente, che questo, che ora pubblico, non è punto un libro di critica. Di alberi genealogici disseppelliti, di quistioni di nomi, di prosodie, di tèmi e di radici, scoperti con tanta facilità, quanta ne hanno certi animali a trovare e dissotterrare tartufi, di tutti quelli intingoli insomma, di cui la filologia moderna si giova per rendere più appetitose le sue pietanze, il discreto lettore non troverà in queste pagine neppure la traccia; e s’egli torna pur mo’ di tedescherìa, dove di tutta codesta roba ha dovuto fare più scorpacciate, scommetto cento contr’uno, che resterà più che scandolezzato dal mio leggiero procedere, e farà la pelle d’oca, o di papero, al solo pensiero, ch’io abbia avuto il coraggio di scrivere un libro intorno a Catullo, senza fonderci e stillarci dentro tutto ciò che la scienza moderna ha trovato, a principiare dalla razza ariana e dalla vandalica, che insegnò civiltà a noialtri Latini, e scender giù giù fino all’uso degli epiteti e
Rapisardi. | 4 |