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98 trattato della pittura

più ragioni, secondo tuo intelletto, e come di ciò ti diletterai.


Capitolo CXLV.

Come si colorisce in tavola, e come si stemperano i colori.


Credo che per te medesimo tanto intelletto arai con la tua pratica, che per te medesimo t’ingegnerai, veggendo questo modo, saper lavorare pulitamente di drappi di più maniere. E, per la grazia di Dio, è di bisogno che vegniamo al colorire in tavola. E sappi che ’l lavorare di tavola è propio da gentile uomo, chè con velluti in dosso puoi fare ciò che vuoi. Ed è vero che il colorire della tavola si fa propio come ti mostrai a lavorare in fresco; salvo che tu svarii in tre cose.1 L’una, che ti conviene sempre lavorare vestiri e casamenti, prima che visi. La seconda cosa si è, che ti conviene temperare i tuoi colori sempre con rossume d’uovo, e ben temperati: sempre tanto rossume quanto il colore che temperi. La terza si è, che i colori vogliono essere più fini, e ben triati sì come acqua. E, per tuo gran piacere, sempre incomincia a lavorare vestiri di lacca, con quel modo che in fresco ti ho mostrato; cioè lascia il primo grado del suo colore, e togli le due parti colore di lacca, il terzo di biacca. E da questo, temperato che gli è, ne digrada tre gradi, che poco svarii l’uno dall’altro: temperati bene, come t’ho detto, e dichiarati sempre con biacca ben triata. Poi ti reca la tua ancona innanzi: e sempre fa’ che con lenzuolo la tegni coverta, per amor dell’oro e de’ gessi, chè non si danneggino dalla polvere; e che i lavorii t’eschino bene netti tra le mani. Poi piglia un pennello mozzetto di vaio, e incomincia

  1. I codici dicono due; ma, per quel che segue, apparisce che sono tre.