Pagina:Cennini - Il libro dell'arte, 1859.djvu/179

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di cennino cennini. 139

panca gentilmente, acciò che ’l gesso ugualmente abbi cagione di rientrare in ogni luogo, sì come fae la cera nel suggello, e che non faccia nè vesciche nè gallozze. Fatta e ripiena la detta forma, lasciala riposare mezzo dì, o il più, un dì. Abbi un martellino, e con bel modo va’ tastando e rompendo la scorza di fuori, cioè quella della prima forma, con sì fatto modo che non si rompa nè naso nè cosa alcuna. E sì, per trovare la detta forma più fiebole a rompere, innanzi che l’empia, abbi un pezzo di sega, e segala in più luoghi dal lato di fuori; non che passasse dentro, chè sarebbe troppo male. Interverratti che quando sarà piena, in piccola botta di martellino la spezzerai destramente. Per questo modo arai la effigia, o ver la filosomia, o vero impronta di ciascun gran signore. E sappi che poi di questa tal forma, poichè hai la prima, tu puoi fare buttare la detta impronta di rame, di metallo, di bronzo, d’oro, d’ariento, di piombo, e generalmente di qual metallo tu vuoi. Abbi pure maestri sofficienti, che del fondere e del buttare s’intendano.


Capitolo CLXXXV.

Ti dimostra come si può improntare un ignudo intero d’uomo o di donna, o un animale, e gettarlo di metallo.


Sappi che nel sopraddetto modo, volendo seguitare in più sottile magistero, t’avviso, che puoi l’uomo interamente buttarlo e improntarlo, sì come anticamente si trova di molte buone figure ignude. Onde di mestiero t’è, a volere un uomo tutto ignudo o donna, prima farlo stare in piè in su ’l fondo di una cassetta, la quale farai lavorare di altezza dell’uomo per infino al mento;