Pagina:Cennini - Il libro dell'arte, 1859.djvu/60

Da Wikisource.
20 trattato della pittura



Capitolo XXXI.

Come tu dèi disegnare e aombrare in carta tinta di acquerelle, e poi biancheggiare con biacca.


Quando hai la pratica nella mano d’aombrare, togli uno pennello mozzetto; e con acquarella d’inchiostro in un vasellino, va’ col detto pennello tratteggiando l’andare delle pieghe maestre; e poi va’ sfumando, secondo l’andare, lo scuro della piega. E questa tale acquarella vuole essere squasi come acqua poca tinta; e il pennello si vuole essere squasi sempre siccome asciutto; non affrettandoti; a poco poco venire aombrando; sempre ritornando col detto pennello ne’ luoghi più scuri. Sai che te ne interviene? che se questa tale acqua è poca tinta, e tu con diletto aombri e senza fretta, el ti viene le tue ombre a modo di un fummo bene sfumate. Abbia a mente di menare il pennello sempre di piatto. Quando se’ venuto a perfezione di questo aombrare, togli una gocciola o due d’inchiostro, e metti sopra la detta acquerella, e col detto pennello rimescola bene. E poi al detto modo va’ cercando col detto pennello pur nella profondità delle dette pieghe; cercando bene i lor fondamenti; avendo sempre la ricordanza in te del tuo aombrare, cioè in tre parti dividere: l’una parte, ombra; l’altra, tinta del campo che hai; l’altra, biancheggiata. Quando hai fatto così, togli uno poco di biacca ben triata con gomma arabica (che più innanzi ti tratterò come la detta gomma si de’ dislinguare e struggerla, e tratterò di tutte le tempere). Ogni poca biacca basta. Abbi in uno vasellino acqua chiara, e intignivi dentro il pennello tuo detto di sopra, e fregalo su per questa biacca macinata del vasellino, massimamente s’ella fusse risecca. Poi te l’acconcia in