Pagina:Cesare Balbo - Delle speranze d'Italia.djvu/101

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capo settimo 69

secoli. — E prima le dite parli guelfa e ghibellina, le quali (tanto era il vizio di mirare nelle cose italiane non all’Italia ma fuori, ma all’imperio, il vizio imperiale), prendendo nome da due famiglie che si disputarono l’imperio poco dopo la pace di Costanza, rimasero in breve, la ghibellina parte imperiale, la guelfa parte papalina e dei Comuni; parte, così, incomparabilmente più nazionale. Strano, assurdo a vedersi ora, dopo l’evento! che fosse tale una parte, non la nazione intiera; che una parte sola sapesse e volesse seguire quell’andamento così naturale in tutte le imprese d’indipendenza, di compierla dopo una prima vittoria; che un’altra parte fosse a voler fermare od anche far indietreggiare l’impresa. Ma tant’è; in tutt’i tempi, fra tutte le imprese, sono di questi ferma tori ed indietreggiatori; buoni senza dubbio se l’impresa è cattiva, ma pur senza dubbio cattivi se l’impresa è buona, come era certamente questa dell’indipendenza. Quindi per un secolo all’incirca, tra le contese d’imperio che seguirono la morte d’Arrigo VI di Svevia, e la lunga minorità di Federico II, e le vicende di questo forse più immaginoso che grande imperatore, e le nuove dispute d’imperio alla morte di lui, e sotto la condotta di nuovi grandi papi politici, inferiori solamente ai grandissimi del secolo precedente, la parte guelfa crebbe, potè molto