Pagina:Cesare Balbo - Delle speranze d'Italia.djvu/99

Da Wikisource.

capo settimo 67

sieratezza che anch’essa pare inconcepibile a nostra età, con un eccesso di licenza che servì poi d’argomento agli avversari non solo de’ governi popolareschi, ma d’ogni libertà. Ma ciò non ostante il vero è che in que’ tempi del sistema feudale, cioè dell’aristocrazia più ristretta e più oppressiva, dell’ordinamento più mal ordinato che sia stato mai; il disordine, la licenza stessa, ogni eccesso popolaresco erano ancora un vantaggio, facevan della nostra nazione mal libera e male indipendente, una nazione meglio condizionata di gran lunga che non le feudali. Questo fu il vantaggio d’Italia, questa la causa del primato di lei lungo i tre secoli; vantaggio e primato che cessarono poi naturalmente da sè, quando scemato lo svantaggio degli ordini feudali nell’altre nazioni, l’Italia non si trovò più al paragone se non collo svantaggio proprio e massimo della indipendenza incompiuta. — Intanto fin dal primo de’ tre secoli, tra que’ governi popolari nuovi, i dialetti diventaron lingua; lingua poetica, politica, nazionale, servente a tutte le colture. E sorsero o s’accrebbero le industrie, le navigazioni, i commerci, le ricchezze, tutte farti; in cima a cui, come sogliono, quelle che si chiamano arti belle, e potrebbon chiamarsi arti somme. Quindi quel primato di coltura, che riman più incontrastabile che non quello di civiltà, potendo rima-