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[661-662] Governo, leggi, politica 205

Non è dunque da consigliarsi a nessuno di tentare di arrestarne i progressi con quei mezzi di coercizione che sono sottintesi nella celebre e impudente frase:

661.   Se son piene le carceri, son vuote le sepolture.

Fu questa la risposta che il cardinale Luigi Lambruschini, segretario di Stato sotto Gregorio XVI, dette a chi un giorno gli disse che le carceri non erano più capaci di contenere prigionieri politici (Gius. Leti, Roma e lo Stato Pontificio dal 1849 al 1870, 2a ediz., vol. I, Ascoli Piceno, 1911, pag. 53, n. 4). Di lui scrisse il Farini nella Storia d’Italia che «assoluto e superbo, volle dominar solo in Corte e nello Stato.... non sopportava emuli o pari in autorità, e non voleva inceppamenti alle voglie e deliberazioni sue».

È pure certo che l' ordinamento politico e sociale che oggi vige, aspetta grandi e radicali riforme, che nulla avranno che fare con le mistificatrici rivoluzioni politiche, nelle quali il popolo ha versato tanto sangue senza ritrarne quasi mai vantaggi sensibili. Questa trista esperienza l’hanno fatta specialmente in Francia, dove però non si sono ancora convinti che:

662.   Plus ça change, plus c’est la même chose.1

Sono parole di Alfonso Karr, che ne rivendicò la paternità in diversi luoghi delle sue opere, e ne fece anche i titoli di due volumi di articoli politici pubblicati nel 1875, dei quali il primo è intitolato: Plus ça change...; e il secondo: ....Plus c’est la même chose. Nel primo (pag. 7) egli scrive: «C’est en 1848, que, pour la première fois, j’ai formulé une des convictions, que j'ai acquises, en une petite phrase qui a d’abord eu l’air d’un paradoxe et d’une plaisanterie, mais qui exprime une vérité incontestable:

Plus ça change, plus c’est la même chose.»

Ed egli stesso in altra sua sua opera così si ira vantato di questa paternità: «Trois jocrissades que je ne suis pas honteux d’avoir trouvées: N’ayez pas de voisins, si vous voulez vivre en paix avec eux — J’aime mieux ne pas avoir de meubles et qu’ils soient


  1. 662.   Più si cambia, più è la stessa cosa.