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A chi legge xxi

sono spessissimo inesatte, benchè ciò non accada tanto di frequente quanto per le storiche: infatti, poichè sono d’ordinario le persone di maggior coltura quelle in bocca alle quali spesseggia la citazione letteraria più di quella storica, appunto tali persone più facilmente si attengono a citazioni precise. Però anche per queste si è fatto, ogni volta che si è potuto, lo stesso lavoro inconscio di ac-


    timento opposto. Ma occorre in tal caso andare adagio nel giudicare, poichè la difficoltà di risalire a fonti originali sicure potrebbe spesso indurre in apprezzamenti affrettati ed ingiusti. Per esempio della frase giustamente famosa Ci siamo e ci resteremo, saremmo agevolmente indotti a ritenere che fosse stata fabbricata da compiacenti cortigiani che ricordavano J’y suis et j’y reste (n.º 347) del Mac Mahon: infatti al n.º 1001 ho notato come i giornali del tempo non riportassero la frase precisa e anzi non si fosse nemmeno sicuri dell’occasione e del tempo in cui essa sarebbe stata pronunciata. Altre testimonianze, contraddittorie, che sono venute a mia notizia dopo la stampa di quelle pagine, aumentano le mie dubbiezze: tuttavia l’impressione definitiva varia da quella ricevuta prima ed io sono ora più disposto a ritenere che si tratti di parole autentiche. Ecco le testimonianze. La prima, ostile, è quella di Alfredo Oriani il quale afferma nel suo volume: La lotta politica in Italia: Origini della lotta attuale (Torino, 1892; a pag. 812), che si tratta soltanto di un’esclamazione di noia proferita da Vittorio Emanuele II scendendo di carrozza nell’atrio del Quirinale, al suo primo arrivo in Roma il 30 dicembre 1870: volgendosi al Lamarmora «con atto di viaggiatore seccato del viaggio» egli avrebbe mormorato in piemontese: Finalment i suma (Finalmente ci siamo). «Questa esclamazione ― commenta l’Oriani — fu poi corretta con avveduto spirito cortigiano nel famoso motto»; e in nota aggiunge: «Io stesso, allora giovinetto, che avevo seguito trottando fra la poca gente la carrozza del re dalla stazione