Vai al contenuto

Pagina:Chi l'ha detto.djvu/253

Da Wikisource.
[695] Guerra e pace 221

da cui levarono probabilmente la iscrizione che Luigi XIV fece porre sui cannoni fusi nel 1650:

Ultima ratio regum

che fu tolta via per decreto dell’Assemblea Nazionale del 17 agosto 1796: e Federigo il Grande l’altra presso che simile:

Ultima ratio regis

scolpita sui cannoni dell’esercito prussiano dopo il 1742. Ma forse anche il commediografo spagnuolo non fece che ripetere le parole dette, se il racconto è vero, dal card. Francisco Ximenès, divenuto reggente dei regni di Aragona e Castiglia nel settantanovesimo anno di vita sua (1516), il quale ad alcuni nobili che gli domandavano ragione di certi suoi atti di autorità, mostrò le truppe armate e i cannoni con le miccie accese: aggiungendo: Hœc est ultima ratio regis!

Che

695.   Il danaro è il nervo della guerra.

è opinione comune sin dai tempi del Machiavelli, il quale confutandola nei Discorsi sopra la prima Deca di T. Livio, lib. II, intitola il cap. X: I danari non sono il nervo della guerra, secondo che è la comune opinione, e nel testo dice che questa sentenza fu «detta da Quinto Curzio nella guerra che fu tra Antipatro Macedone e il Re Spartano»; ed è «allegata ogni giorno, e da’ Principi, non tanto prudenti che basti, seguitata.» Imperocchè il Machiavelli ritiene che l’oro non basta a vincere, che la guerra si fa col ferro e non coll’oro, che non il danaro, ma i buoni soldati sono il nervo della guerra: e niuno potrebbe dargli torto, sennonchè la sentenza quale si cita, non vuol dire che basta il danaro a fare e a vincere le guerre, ma che il danaro è indispensabile. Dirò pure che in Quinto Curzio il quale della guerra mossa da Agide re di Sparta contro Antipatro parla in principio del lib. IV e in principio del VI, non ho trovato questa sentenza: soltanto nei Supplementi del Freinshemio lib. I, cap. X, è detto che ad Alessandro, dopo la morte di Filippo, mancava la nervus gerendarum rerum pecunia, ma non occorre ricordare che questi Supplementi sono posteriori al Machiavelli. Non la pensavano come il Segretario fiorentino