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[816-818] Mestieri e professioni diverse 263







§ 44.

Mestieri e professioni diverse



Per chiunque voglia darsi ad una professione qualsiasi, il miglior consiglio è quello di cercare di uniformarsi al dettato inglese:

816.   The right man in the right place.1

che alcuni a torto attribuiscono a Shakespeare, altri vogliono di origine più recente, trovandolo in un discorso pronunziato da Sir Austen H. Layard alla Camera dei Comuni il 15 gennaio 1855: «I have always believed that success would be the inevitable result if the two services, the army and the navy, had fair play, and if we sent the right man to fill the right place» (Hansard’s Parliamentary Debates, IIIrd Series, vol. CXXXVIII, pag. 2077). L’uomo che occupa la posizione, umile od elevata, alla quale è chiamato dalle sue doti naturali e dalla educazione ricevuta, ha il dovere di darsi tutto ad essa, poichè ciascuno deve stare nel cerchio dell’arte sua, di qui la frase latina:

817.   Tractant fabrilia fabri.2

(Orazio, Epistole, lib. II, ep. I, v. 116).

A chi male apponendosi sulla sua vocazione, o costretto dalla sorte ad allontanarsene, scelse una via che non gli si confaceva, possono applicarsi le parole di Carmen a Josè:

818.   Questo mestier davver non è per te.

(Carmen, parole di H. Meilhac e L. Halévy, mus. di Bizet, a. III. sc. 2).

Fra le diverse arti, gli antichi erano concordi nel magnificare quella dell’agricoltore:


  1. 816.   Un uomo capace al suo giusto posto (cioè al posto che gli conviene).
  2. 817.   Gli artefici trattano delle cose dell’arte loro.