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1219 Paura, coraggio, ardire 403


pitano Digby Mackworth, aiutante di campo di Lord Hill, avrebbe scritto la sera stessa della battaglia. Il capitano Mackworth, descritto l’attacco della Guardia imperiale francese al passo di carica e la terribile scarica di moschetteria che l’accolse e la decimò, continua: «La tempesta li abbattè (i francesi) come un turbine che si scateni in un campo di grano maturo; essi si fermarono, cominciarono a sparare dalle teste delle loro colonne e tentarono di estendere il loro fronte: ma la morte aveva prodotto già troppa confusione tra loro. Essi si aggruppavano istintivamente gli uni dietro gli altri per evitare un fuoco che era terribile, intollerabile: e pure resistevano saldamente: «La Garde meurt mais ne se rend pas». Per mezz’ora questo orribile macello continuò e alla fine, vedendo che tutti i suoi sforzi erano vani, che tutto il suo coraggio era inutile, abbandonata dal suo imperatore, che già era fuggito, non sostenuta dai camerati, che già erano battuti, la fino allora invincibile Vecchia Guardia, cedette e fuggì in ogni direzione. Un «urrah» spontaneo ma animato quasi da un sentimento di pena, si levò dalle file vittoriose degli inglesi e subito la linea avanzò.... La battaglia era finita».

La questione dunque mi sembra debba ancora ritenersi come indecisa; ma ciò che invece è storicamente provato, è che una frase simile, in italiano, era stata detta e per davvero, diciannove anni prima, dal colonnello marchese Filippo del Carretto, che nell’aprile del 1796 difese eroicamente lo smantellato castello di Cossèria con un battaglione di 500 granatieri contro l’irrompente e vittorioso esercito di Napoleone Bonaparte, ed al generale francese che gl’intimava la resa, rispose: Sappia, signor generale, che i granatieri piemontesi non si arrendono mai. E questa è proprio storia, storia gloriosa del valore italiano; come è storia che quel colonnello, dopo un’eroica e memoranda difesa, morì davvero piuttosto che arrendersi: morì sullo scarso trinceramento improvvisato, quando da parecchie ore i suoi uomini non avevano più una cartuccia, nè dal mattino un briciolo di pane, nè un sorso d’acqua dacchè erano giunti lassù; morì, dopo avere uccisi ancora di sua mano due degli assalitori, e respinto il terzo assalto di dodicimila uomini.

Bellissima anche la risposta di un’altra principessa piemontese Clotilde di Savoia, figlia primogenita di Vittorio Emanuele II e moglie del Principe Gerolamo Napoleone Bonaparte. Dopo Sedan,