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476 Chi l’ha detto? [1407-1409]


devozione ai potenti, qualunque essi fossero. Se si togliesse via dalla produzione bodoniana tutta la inutile congerie di stampe adulatorie, gratulatorie, encomiastiche, più di metà ne scomparirebbe! Usava egli ripetere il motto del Venosino: “Principibus placuisse viris non ultima laus” e si studiava di seguirlo con troppo letterale interpretazione» (Bertieri, L’Arte di G. B. Bodoni, con notizia biografica di G. Fumagalli, Milano 1913, a pag. 47)-; mentre il concetto che in essa si esprime è su per giù quello dell’altra frase, già citata al num. 208, Laudari a laudato viro. Ad altro scrittore classico si appartiene un consiglio prezioso non per i soli commercianti:

1407.   Cras credo, hodie nihil.1

ch’era certamente il titolo proverbiale di una delle Satire Menippee perdute di M. Terenzio Varrone e di cui non ci restano che due frammenti pubblicati in Opera et fragm. vett. poetar. latinor., vol. II (Londini, 1713), a pag. 1532: cfr. Chappuis, Sentences de M. Ter. Varron et liste de ses ouvrages d’après différents manuscrits (Paris, 1856).


La morale cristiana è tutta racchiusa nella divina sentenza:

1408.   Quod tibi fieri non vis, alteri ne feceris.2

Elio Lampridio nella Vita di Alessandro Severo, cap. 50, racconta che questo imperatore ripeteva spesso ad alta voce tale sentenza, imparata dai Cristiani, la faceva gridare pubblicamente dal banditore ogni volta che occorresse di punire alcuno, e l’amava tanto che ordinò si scrivesse nel palazzo imperiale e nei pubblici edifici. Le origini di essa sono senza dubbio da cercarsi nel versetto biblico:


1409.   Quod ab alio oderis fieri tibi, vide ne tu aliquando alteri facias.3

(Libro di Tobia, cap. IV. v. 16).
  1. 1407.   Domani si fa a credenza, oggi no.
  2. 1408.   Non fare ad altri quel che non vuoi che sia fatto a te.
  3. 1409.   Quello che tu non vuoi che altri a te faccia, guardati dal farlo giammai agli altri.