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640 Chi l’ha detto? [1851]


l’on. Turati credè necessario di spiegare e attenuare il voto negativo che nell’imminente votazione politica i socialisti avrebbero dato per necessità di partito, con queste parole: «Voi avete detto, onorevole Orlando: “Grappa è la nostra patria!” Orbene, ciò è per tutti noi, per tutta l’Assemblea!» (Atti Parlam., Camera dei Deputati, Sessione 1913-18, Discussioni, vol. XV, pag. 16094, 16095).

Ricordiamo qui subito che il Grappa più volte nominato in queste pagine è quel massiccio montuoso delle Prealpi Venete, tra la Brenta e la Piave, che culmina appunto nella tondeggiante vetta del monte Grappa, alta 1779 m. (v. Taramelli, Il massiccio del Grappa. Novara, De Agostini, 1918): fu il baluardo della resistenza che dopo la rotta di Caporetto arginò l’irrompere delle invadenti masse nemiche, resistenza affidata alla eroica IV Armata la quale, sgombrato il Cadore, qui si asserragliò nel novembre e dicembre 1917, e dopo aver convertito in quell’inverno memorabile il massiccio del monte in una ciclopica fortezza, con chilometri di gallerie scavate nella roccia, centinaia di cannoni postati in caverne, 150 km di trincee, strade camionabili, teleferiche, impianti idrici, ecc., ne fece il perno delle nostre vittorie del giugno e dell’ottobre 1918.

Ciò premesso, diciamo senz’altro che dev’essere accaduto un singolare equivoco Che ancora non sono riuscito a dilucidare. Non v’ha dubbio che le informazioni di cui l’on. Orlando si fece portavoce alla Camera, giunsero effettivamente al Comando Supremo, e furono comunicate a tutto l’esercito a cura del Servizio d’informazioni, ma è anche fuor di questione, per notizie da me assunte sui luoghi, che nè a Fonzaso, piccolo comune del Bellunese alle estreme falde settentrionali del Grappa, nè nei paesi vicini, nessuno conobbe mai questa canzone. Esiste, è vero, una notissima Canzone del Grappa, il cui ritornello è apposto:

          Monte Grappa, tu sei la mia patria,
               Sei la stella, che addita il cammino,
               Sei la gloria, il volere, il destino,
               Che all’Italia ci fa ritornar.

Ma la canzone, come si può facilmente desumere dal tosto che è troppo Letterario, non è nata spontanea nelle terre occupate: