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758 Chi l’ha detto [2135-2136]


Anche il vino, causa della morte del buon prelato, si chiama tuttora col triplice Est. Questa è la versione più diffusa della leggenda, ma altre pure ne esistono. La più antica, senza particolari di persone, è conservata nello Schrader, Monum. Italiæ (Helmaestad., 1592), pag. 100; il De Angelis nel Commentario storico-critico della città e cattedrale di Montefiascone (M. F., 1841) dice che il vescovo fu certo Deuc; L. Pieri Buti nella Storia della città di Montefiascone (M. F., 1870), a pag. 64, dà invece altri particolari, affatto diversi, cioè che la persona in questione era un barone tedesco, Giovanni Defuk, venuto in Italia con Enrico V sul cominciare dell’anno 1111, che la sua morte fu nel 1113, e che egli morendo lasciò alla città il suo patrimonio perchè fosse impiegato in opere di beneficenza, con l’obbligo di versare ogni anno sulla tomba di lui un barile del buon moscato, che lo condussse alla tomba. La variante cui mi sono attenuto, sta nel Giornale dì erudizione di Firenze (serie in-8°), 15 gennaio 1886. Vedi anche l’opuscolo del Maineri, Est! Est! Est! o il Vescovo beone (Roma, 1888), l’Archivio per lo studio delle tradiz. popol., vol. VIII, 1889, pag. 299-300; e Giac. Morgante, Un tedesco in Italia (Roma, tip. F. Fiordelisi, 1917).

Ecco altri saggi di poeti italiani di diversi tempi, che sentono del faceto:

2135.   Sudate, o fochi, a preparar metalli.

è il principio di un noto sonetto di Claudio Achillini in lode di Luigi XIII dopo la presa della Roccella e la conquista di Casale. Lo si ricorda oggi di frequente in beffa del secentismo barocco non meno che il famoso:

2136.   Bagnar coi Soli e rasciugar coi fiumi.

concettino finale di un sonetto su S. Maria Maddalena, che non è del Marini nè dell’Achillini nè del Preti come si dice comunemente, ma di un oscuro marinista, Giuseppe Artale (n. Mazzarino presso Catania, 1628; m. 1670):

     L’occhio e la chioma in amorosa arsura
          Se ’l bagna e ’l terge, avvien ch’amante allumi
          Stupefatto il fattor di sua fattura;
     Chè il crin s’è un Tago e son due Soli i lumi,
          Prodigio tal non rimirò natura:
          Bagnar coi Soli e rasciugar coi fiumi.