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[2153-2156] Scherzi, motteggi, frasi giocose 767


è chiusa con lo sterminio di tutti i personaggi, Nabucco, Cleopatra, Orazio-al-ponte, Frine ed Archimede: e Nabucco spira dopo un monologo di venti versi tutti composti di monosillabi.

In una commediola moderna troviamo una bizzarra frase rimasta in uso ad indicare una pesante mazza:

2153.   Vecchio amico d’infanzia.

ed è nella Medicina di una ragazza malata di P. Ferrari (sc. 8), dove Girolamo va a prendere un grosso e nodoso bastone, dicendo: — «Debbo aver qui un vecchio amico d’infanzia.... un compagno di scuola!...» — E per analogia si può ricordare il

2154.   Beato asperges del baston.

che faceva parte del sistema educativo degli Austriaci in Italia. È frase contenuta in uno dei sonetti di Carlo Porta: Catolegh, apostolegh e roman (Poesie di C. P. rivedute sugli originali e annotate da un milanese. Milano, 1887; a pag. 613):

               .... n’han miss tucc in stat de perfezion,
          Col degiun, col silenzi, col trann biott
          E col beato asperges del baston.

Il nostro teatro contemporaneo molte altre citazioni potrebbe fornirci, se in generale non si trattasse di frasi che hanno una popolarità transitoria, la quale dura soltanto finchè dura il successo effimero della produzione donde sono tolte. Fra quelle la cui notorietà è o parve più duratura, sarebbero la frase d’intercalare stupido che ebbe qualche fortuna parecchi anni fa:

2155.   Quando c’è la salute, c’è tutto.

dalla commedia Il Professor Papotti di Gandolin (L. A. Vassallo), rappresentata al Teatro Manzoni di Milano il 13 dicembre 1889; e l’intercalare favorito del gentiluomo Vidal nella Serenissima, commedia di Giacinto Gallina:

2156.   Megio de cussì la non potria andar.1

  1. 2156.   Meglio di così non potrebbe andare.