Pagina:Chiabrera - Meganira e Egloghe.djvu/55

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Ma da quel giorno, ch’ei sotterra è gito
     Io misero simiglio in questa riva
     30Pur da la mandra un’agnellin smarrito;
Che sprezza il rezzo, e le belle erbe schiva,
     E sempre bela; il lupo al fin sen viene,
     33E de la mandra, e de la vita il priva;
Si disse Lico, e le minute arene
     Del bel torrente, e le montagne ombrose
     36Rispondeano ululando à le sue pene;
Poscia movendo su le piagge erbose
     Un’altra volta Elpin dal petto lasso
     39Sospinse inverso il Ciel voci dogliose;
Se per monte Morello unqua trapasso
     Si che da quelle balze io miri Sesto
     42Subito lagrimando gli occhi abbasso;
Indi colmo d’angoscia i passi arresto,
     Poscia dietro il furor, ch’à se mi tira
     45Conturbo le fontane, e i fior calpesto;
Per tal via disfogata alquanto l’ira,
     E contra la ria morte il mio disdegno
     48Per piangere il tuo fin tempro la lira;
Spezzola poi, che l’infelice legno
     Ben risuona dolente a i casi rei
     51Ma nol sà però far si come è degno,
Ne seconda piangendo i dolor miei.