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novella del cavaliere. 77

fuori della città. E il caso fece che, per l’appunto, si diresse verso la selva stessa dove era Palemone, in cerca di caprifoglio e biancospino per fare una ghirlanda. E cantava con effusione al bel sole di Maggio:

“Maggio, con tutti i tuoi fiori e le tue foglie, ben venuto sii tu, fresco e ridente Maggio; io spero di trovare in questo luogo un po’ di verde.„ Quindi col cuore pieno di gioia, balza a terra da cavallo, ed entrato in fretta nel bosco incomincia a girare su e giú per un viale, proprio dove Palemone, trepidando di paura, stava nascosto dietro a un cespuglio, perché nessuno lo vedesse. Egli non sapeva davvero che Arcita fosse lì; e Dio sa se egli se lo sarebbe mai immaginato. Ma dice bene un antico proverbio: il campo “ha gli occhi per vedere, il bosco gli orecchi per sentire.„ Ed ha ragione chi va cauto, perché gli uomini si incontrano tutto il giorno, su questa terra, senza bisogno di convegni. Neppure Arcita s’immaginava che il suo compagno di sventura, zitto e cheto lí nel bosco, gli fosse così vicino da sentire tutto ciò che egli diceva.