Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/21

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xii prefazione.

alle poco oneste figure del mercante di indulgenze e di frate Uberto, suo degno collega, spiccano le altre due dell’umile ed onesto parroco e del contadino suo fratello, che ispirano, come osserva assai felicemente il Ward,1 quella grande simpatia che Dickens sapeva trovare nelle persone semplici e povere. L’impiegato del tribunale che quando ha alzato il gomito un po’ troppo incomincia a parlare in latino, l’economo che ruba sulla spesa a man salva, senza che nessuno se ne accorga, il monaco divoratore di arrosti, e cacciatore impenitente come don Paolo nella “Scampagnata„ del Fucini, sono tutte macchiette una piú vera e piú originale dell’altra. E non ultima fra di esse è quella cosí caratteristica dell’oste, il quale è l’anima della brigata, sempre pronto a richiamare all’ordine tutti, a fare le sue osservazioni sulle novelle che si raccontano, e a ridere e a scherzare allegramente. Il prologo delle

    completato da lui stesso nel principio del suo racconto (Cf. pag. 273 segg).

  1. Op. cit., pag. 114.