Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/234

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novella del giureconsulto. 161

e domandava, con grande interesse, notizie dei vari stati, per sapere se avevano visto o sentito nulla di bello e di meraviglioso.

E questa volta fra le altre cose, essi gli parlarono con sí calda ammirazione dello splendore di Costanza, che il Sultano provava un grandissimo piacere a immaginarsi colla fantasia la figura di lei; ed ogni suo desiderio, ogni sua piú grave cura ripose nell’amare questa fanciulla per tutta la vita.

Ma fino dal giorno della sua nascita le stelle avevano scritto in quel gran libro che gli uomini chiamano il cielo, ch’egli, ahimè, doveva morire per amore. Poiché nelle stelle (e Dio sa se è vero) c’è scritto a chiare note (per chi vi sa leggere) il destino di ogni uomo.

Molti anni prima che avvenisse, era scritta nelle stelle la morte di Ettore, di Achille, di Pompeo, di Cesare, la guerra di Tebe, la morte di Ercole, di Sansone, di Turno, e di Socrate. Ma gli uomini hanno un’intelligenza cosí corta, che nessuno di loro in quel libro ci sa leggere chiaro.