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Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/235

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162 novella del giureconsulto.


Il Sultano, dunque, fece radunare il suo consiglio privato, e per esaurire in poche parole l’argomento, manifestò, senza altro, il suo desiderio, e disse che se non gli fosse concesso di possedere subito Costanza, non gli resterebbe che morire: lasciava a loro di trovare un rimedio per la sua vita.

Ognuno allora disse la sua: furono fatte e ribattute molte proposte, molte ragioni furono addotte, giustamente, da una parte e dall’altra; si parlò di magia, di inganni, e finalmente per venire ad una conclusione, tutti non videro altro mezzo, non trovarono altra via che il matrimonio.

Ma con ragione videro subito una grave difficoltà: naturalmente i loro riti erano cosí diversi da quelli del popolo di Cristo, che (dicevano essi) “nessun principe cristiano sarebbe contento di mandare a nozze col Sultano una figlia, facendole accettare i dolci riti del loro profeta Maometto„.

Ed egli rispose: “Piuttosto che rinunziare a Costanza, io son disposto, decisamente, a farmi cristiano. Io debbo essere