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il cantare di ser thopas. 315


Sopra la maglia mise una solida corazza, prezioso lavoro di un giudeo, e finalmente indossò la sua cotta d’armi, candida come un giglio, con la quale egli dovea andare in battaglia contro Ser Elefante.

Il suo scudo era sfolgorante d’oro, con una testa di cinghiale nel mezzo, accanto alla quale brillava un carbonchio. Mentre si vestiva giurò, solennemente, sopra la birra e il pane, che il gigante sarebbe morto sotto i suoi colpi, a qualunque costo.

Aveva un paio di stivali di pelle conciata nell’acqua bollente, ed una sciabola con la guaina d’avorio; l’elmo era di ottone lucido. La sella era bellissima10, e la briglia avea fulgori di sole e di luna.

La sua lancia, nemica della pace e apportatrice di guerra, era di cipresso fino con la punta ben affilata. Il cavallo, dal mantello pomellato, aveva un’andatura semplice e tranquilla. E qui, signori miei, è finita la prima parte del mio cantare11. Se ne avete voglia ancora, cercherò di contentarvi.

Dunque, pour charité, signore e signori gentilissimi, non aprite bocca, e state at-