Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/228

Da Wikisource.

194 CAPITOLO X. renda l'antica favilla allo spirito del poeta ; se pure essa vive, E se de' nostri affanni Cosa veruna in ciel, se nell'aprica Terra s'alberga o nell'equoreo seno, Pietosa no, ma spettatrice almeno. Un concetto, simile a quello che circola per entro la canzone Alla Primavera, informa V Inno ai Pa- triarchi, al quale il poeta, pur comprendendolo fra le canzoni, diede e mantenne poi sempre anche il nome di inno. -Il concetto che lo informa è questo. — Se le favole mitologiche fecero bella e gioconda la vita agli antichi greci e romani, anche le prime genti umane, che vissero secondo natura, furono, nella loro beata ignoranza, felici ; e sono anche oggi felici quei popoli selvaggi fra i quali non penetrò la civiltà. —

Il pensiero di comporre degP inni d'argomento re- ligioso, sul fare di quelli omerici e di Callimaco, è, credo, anteriore alla canzone nelle nozze della sorella; sta cioò fra gli anni 1820 e 1821 ; e dovè occupare in modo non fugace la mente del poeta. Importa per ciò che noi ci soffermiamo un istante a parlarne. Rimasero preziose tracce di quel pensiero nelle carte napoletane e in quel Supplemento generale a tutte le mie carte, che già citai a proposito della Erminia e della Tclcsilla; tracce lo quali confermano come, an- che dopo la conversione filosofica avvenuta nel 1819, il Leopardi non si era staccato dalle credenze cri- stiane, nelle quali anche stimava essere molto di con- veniente alla poesia. Nelle carte napoletano sono i titoli e gli appunti dc^rinni che il poeta si proponera di comporre, e gli appunti di un discorso intorno ad ossi inni ed alla