Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/227

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LE NUOVE CANZONI. 193 Il compianto per la morte delle favole antiche, accennato in questi versi della canzone al Mai, forma l'argomento della canzone Alla Primavera. Con una lettera del 6 marzo 1820 il Leopardi scriveva al Giordani : < Poche sere addietro, prima di coricarmi, aperta la finestra della mia stanza, e vedendo un cielo puro, un bel raggio di luna, e sen- tendo un'aria tepida e certi cani che abbaiavano da lontano, mi si svegliarono alctme immagini antiche, e mi parve di sentire un moto nel cuore, onde mi posi a gridare come un forsennato, domandando mi- sericordia alla natura, la cui voce mi pareva di udire dopo tanto tempo. > Dalla contemplazione della scena descritta in queste parole e dai sentimenti ch'essa suscitò venne forse la prima ispirazione della can- zone Alla Primavera. Che la poesia fosse pensata all'avvicinarsi della primavera è opinione generale e ragionevole ; poiché essa comincia così : — Tu ritorni, o Primavera ; ma insieme con te torna forse al mondo la bella età an- tica ? E tu tenti risvegliare questo mio gelido cuore, facendomi credere che la natura viva ancora e ch'io ne oda ancora la voce? — Di qui il poeta si fa strada a descrivere, condensando, in tre strofe, ciò che di più vago e affettuoso e commovente è racchiuso nelle favole mitologiche; a descriverlo con una verità di sentimento che invano si cercherebbe maggiore nei poeti pagani. Finisce la rapida enumerazione con la storia di Filomela. Dopo la quale il poeta, tornando al doloroso vero della vita presente, dice al musico augello : — Ma tu oggi non hai più niente di comune con noi; nel tuo canto non sentiamo più il dolore dei tristi tuoi casi ; e benché innocente, non ci sei più caro come una volta. — La canzone si chiude con un doloroso appello alla Natura, affinché abbia pietà dei miseri mortali e CHiAsn?!, Ltop. 13