Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/236

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202 CAPITOLO X. eie, è un dispetto alla grammatica universale e una espressa, benché or più grave or più leggera, infra- zione delle sue leggi. > ' E a proposito dei puristi notava l' affettazione e il ridicolo delle loro scritture, nelle quali per lo più si vede chiaramente un moderno che scrive all'antica. < Una delle due, diceva ; o s' ha da parere un antico che scriva all'antica; o s'ha da essere un moderno che .scriva alla moderna. >* I pensieri filosofici e morali sono pochi, ma tutti importanti. Ce n' è uno intorno al cristianesimo, eh' è perfettamente il contrario di quelli coi quali due anni innanzi si adoperava a conciliare esso cristianesimo col suo sistema della natura. < La religione cristiana, scrive egli, fra tutte le antiche e le moderne è la sola che implicitamente o esplicitamente, ma certo per essenza, istituto, carattere e spirito suo, faccia con- siderare e consideri come male quello che natural- mente ò, fu e sarà sempre bene, anche negli animali ; come la bellezza, la giovanezza, la ricchezza ec, e fino la stessa felicità e prosperità a cui sospirano e sospi- reranno eternamente e necessariamente tutti gli es- seri viventi. >' Mentre il Leopardi da una parte toccava il sommo de^a poesia e dell'arte classica con le nuove Canzoni, dall'altra esprimeva intorno alla modernità della lin- gua e dello scrivere le idee che abbiamo accennato, volle mostrare ai puristi che quella lingua antica della quale biasimava in loro l'uso irragionevole, egli la co- nosccTa meglio di loro; e come già aveva ingannato i grecisti con l'Inno a Nettuno e lo duo odi greche, si proposo d'ingannare ora i puristi col Martirio dei Santi Padri, supposto volgarizzamento del trecento, I PtntUH di varia fllotofia oo., voi. IV, pag. 228, 220. • Idom, pn({. 215.

  • lUom, pog. 201, S62.