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NOTA AL CAPITOLO IX.


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Parlando delle relazioni fra il Giordani e il Brighenti, dissi in questo capitolo (pag. 166) che la loro amicizia, dopo undici anni di affetto, per parte del Giordani vivo e purissimo, fu rotta, per un fatto, ed in circostanze rimaste ignote. Per quante ricerche facessi, non mi riuscì di scoprire quel fatto, che ora è venuto in luce per una lettera del Giordani al Montani pubblicata da Alessandro D'Ancona in un suo scritto su L'esilio e la carcerazione di Pietro Giordani, comparso nei fascicoli 16 marzo e 1" aprile 1905 della Nuova Antologia. Una signora aveva pregato caldamente il Giordani, anche a nome del Monti e del Perticari, di rendere la sua amicizia al Brighenti; ma il Giordani fu irremovibile; e scrivendo di ciò al Montani, gli dice: « Ti farà ben meraviglia, che per dieci anni io tenga saldo di non ritornare nell'amicizia di persona che io stimai brava e buona, e che per undici anni ho amata moltissimo: e ben pochissime ne ho amate altrettanto. Ma appunto quanto più amo, tanto m'è più impossibile riamare. Il 4 novembre del 1813 questa persona da un uomo di cui m'aveva detto mille volte (e con gran ragione) c'era stolto, .pazzo e tristo, si lasciò tutto ad un tratto voltare a non essere più mio amico, senza avorne una cagione, senza cercarne un pretesto. Oh che dolore inestimabile io no sentii! Erano allora gli anni miei meno infelici: sino allora avevo creduto nell'amicizia. Allora mi entrò nell'animo che fosse impossibile l'assicurarsi mai o della sincerità o della costanza degli affetti umani. Fu un gran coltello al cuore. Qaell'uomo poi ha detto sempre che quella fu una sua inesplicabile e inescusabile pazzia: ha usato ogni mezzo perchè io tornassi come prima.