Pagina:Chizzola - Risposta Di Donn' Ippolito Chizzuola alle bestemmie e maldicenze in tre scritti di Paolo Vergerio, 1562.djvu/37

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contra il Vergerio. 7


dentro una profession pura di Cristiano, et di riformato evangelico (come per tutto si va chiamando) all'aprir poi della bocca nel bel principio gli possa uscire, (come gli esce) una bestemia si orrenda et inescusabile, che lo conduce alla falsità del paganesimo espresso. Et che occorreva a costui nominar il Papa per fortunato, se non è un pagano? Non sa egli (anzi non lo sà) che i Cristiani non riconoscono cosa alcuna dalla fortuna, ma dicono a i Tiranni per zelo del evangelio: Nos Cristiani nescimus quid sit fortuna? Il padre Agostino nel I. libro delle ritrattationi si duole d'haver [Agost. nel lib. i. delle ritratt.] nominato mai questo nome Fortuna, et se ne ritratta. con tutto però, che egli havesse buon senso, come esso stesso in quel luogo afferma, et quello infelice, dato in reprobo senso, mentre che sotto colore di riformato Cristiano odia la sua Madre santa Chiesa, rinega ancor il Cristianesimo, et si inserisce tra Pagani, et tra'l numero di coloro, che si sono scordati di Dio, et l'ha in tutto tralasciato, del quale cosi scrive Esaia a 65. [Esa. 65.]

Vos qui dereliquistis Dominum, qui obliti estis Montem sanctum meum: qui ponitis Fortunæ mensam, et libatis super eam et c. Noi Cristiani, chiamati da costui Papistici,lasciando la Fortuna con la sua tauola al Vergerio et a gli Idolatri, diciamo. Pio, per la Divina Providenza, Papa 4 et c. Et nel principio della Indittione, il Papa dice. Ad Ecclesiæ regimen [Stile della Romana Chiesa.] (licet tanto oneri impares) sola Dei dignatione vocati et c. Non facciamo noi mentione di Fortuna, nè meno a quella apparecchiamo la tavola, come fa il Vergerio. Il quale se havesse a parlar secondo le sue proprie regole qui dentro scritte, haverebbe a dire, Pio per gran Fortuna Papa 4 et c. Nel che sarebbe pur chiaro, che negasse la divina vocatione, et providenza in tal caso, [Il Vergerio nega la divina providenza.] et che si stesse a sedere alla tavola della Fortuna. O bel Cristiano et figliuolo di Dio, che non si curando della benignità, providenza, et vocatione Divina, ascrive l'opere di quella alla fortuna, il cui favore et forza non ha luogo, se non nella mente de'Pagani infedeli et idolatri. Ma avvertiamo il resto.


Dice