Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/116

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capitolo secondo 109

facea plauso a Pio IX e all’amnistia, a cui fecero eco moltissimi, imposero di tacere perchè erasi in luogo sacro»1.

Ma, frattanto, da oltre un mese, padron Angelo Brunetti, il principe di Canino, il Masi, il Garcani, Giuseppe Antonini, Luigi Paoletti, e molti altri cittadini avevano ordinato un Comitato per celebrare l’amnistia con un arco trionfale da erigersi in piazza del Popolo e sotto il quale doveva passare il Pontefice, il giorno 8 settembre per recarsi alla chiesa sacra a Maria e che sorge in quella piazza, presso la porta Flaminia.

L’arco era una copia esatta o di uguale grandezza di quello di Costantino. La materia adoperata legno, tela, gesso, carta. Lungo tutto il corso furono piantati un migliaio di pali e festoni recanti bandierette bianche e gialle, coronate d’alloro e recanti il motto Viva Pio IX.

Per un mese intero con febbrile attività si attese a preparare quel trionfo, un vero trionfo antico. Ciceruacchio si centuplicò: egli era da per tutto, dirigeva, aiutava, incoraggiava2 con una gioia, con un entusiasmo così vivo, così sincero che soltanto il furore partigiano di anime bugiarde potrebbe revocare in dubbio.

L’arco riusci di un effetto stupendo sotto la direzione dell’architetto romano Felice Cicconetti. Sull’attico sorgeva un gruppo colossale in gesso di tre figure rappresentanti il Pontefice, la Giustizia e la Pace, opera di Carlo Deambrogi milanese, Silvestro Simonetta torinese e Zenone Garrovi del Canton Ticino, tutti pensionati delle Accademie di Milano e di Torino. Ai bassirilievi, nei fianchi del fornice medio, grandeggiavano altre figure quelle dell’Amnistia del romano Francesco Della Longa e l’Udienza pubblica di Angelo Bezzi di Ravenna, il quale fu poi uno dei più fieri repubblicani e implicato nel processo per la uccisione del conte Pellegrino Rossi. «Vedi in quest’opera - scrive il Gigliil papa seduto udire con affetto un figlio genuflesso del popolo, cui la condizione meschina, esposta dall’artista nel corto vestire, non sopprima la voce per impetrar giustizia dal padre comune.


  1. B. Grandoni, op. cit., pag. 18 e 19.
  2. O. Gigli, opusc. cit., pag. 13 e seg.; A. Colombo, op. cit., vol. I, pagina 25; G. Spada, op. cit., vol. I, cap. V, pag. 92 o seg.; B. Grandoni, op. cit, pag. 21.