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parti dello Stato erano tuttavia amministrate e governate come per lo passato»1.

Nè diversamente opina e sentenzia il Ranalli, mettendo in rilievo che «quanto più nel principio del 1847 i popoli s’infervoravano per Pio IX, tanto meno si faceva opera di rinnovare il Governo, seguitando il cardinale Gizzi a travagliarsi in vani simulacri di miglioramenti pubblici, e il tempo, che allora doveva reputarsi preziosissimo, consumava in consuete e commissioni»2.

Nè meno aperto procede il Pasolini, il quale avverte candidamente che «bisogna aver bene in mente che tutte le consuetudini, tutte le antiche tradizioni politiche si opponevano airopera riformatrice di Pio IX, e uomini e cose gli attraversavano da ogni parte la via»3. E, parlando della congiura di Roma, della quale mi occuperò fra poco, l’onesto scrittore romagnolo, che, in questo libro, rendo interi i pensieri dell’onesto e valoroso padre suo, scrive francamente che «a tal punto erasi giunto, perchè, veduto che i fatti non tenevano dietro alle promesse, si incominciò non già ad accusare il papa di doppiezza, ma a sospettarlo di debolezza»4.

E il Perrens riepiloga in una breve considerazione tutto quel sistema di esitazioni e di lentezze quando nota che «si può giudicare dalla sua lentezza - di Pio IX - caratteristica da questo fatto, che non lasciò scorrere meno di dieci mesi fra la nomina del segretario di Stato - 8 agosto 1846 - e la costituzione del Ministero - 4 giugno 1847. - Senza dubbio era cosa nuova per Roma un Consiglio di ministri: Pio IX fece in modo che questa novità sembrasse la cosa più vecchia del mondo: egli non ammise nel gabinetto che i cardinali e i prelati»5.

Più esplicito ancora il legittimista e clericale D'Ideville afferma che «non ostante le eccellenti intenzioni onde il suo cuore era animato, Pio IX non tardò a incontrare, nel compi-

  1. L. C. Farini, ib., ib., ib., cap. IV in principio.
  2. F. Ranalli, op. cit., vol. I, lib. I, pag. 52. Vedi poi a pag. 56, 70 e da 75 a 79.
  3. P. D. Pasolini, op. cit., cap. IV, § l, pag. 65.
  4. Lo stesso, ib., ib., § 2, pag. 70.
  5. F. T. Perrens, op. cit., II, pag. 20.