Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/150

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capitolo terzo 143

mento delle riforme che egli voleva operare, ostacoli di ogni natura»1.

Ed è costretto ad affermar ciò solennemente - e forse con grande rincrescimento del suo animo borbonico - perchè, scrivendo egli la vita di Pellegrino Rossi, e dovendo dire quale fosse l’atteggiamento di lui, italiano e ambasciatore di Francia a Roma, e dovendo desumere tale atteggiamento dalla corrispondenza del conte Rossi col ministro Guizot, avrebbe dovuto dare una mentita al suo maestro Rossi, opinando diversamente da lui, il quale, nel gennaio 1847, cosi, confidenzialmente, scriveva al suo amico Guizot, presidente del Consiglio dei ministri di Francia: «La lotta ricomincia fra la vecchia e la giovine Italia. Il partito dei vecchi accusa i giovani di ruinare il paese per le loro debolezze. Troppa lentezza da parte del Governo irrita gli uni, incoraggia gli altri, e rende la situazione delicata. Io l’ho detto crudamente al papa. Parve che l’avesse compreso: ma l’idea di agire senza dispiacere ad alcuno è una chimera di cui egli dovrà durare fatica a disfarsi . . . . . Le intenzioni e i pensieri sono sempre eccellenti; vorrei essere sicuro che le cognizioni positive e il coraggio non mancherano. Ciò che egli si propone di fare è buono e sarà sufficiente, se e fatto prontamente e recisamente: ma qui non si sa far valere ne anche il bene che si fa: si giunge a farlo, per così dire, di soppiatto, e si perde così il principale effetto, l’effetto dell’opinione. Il cardinale Gizzi non può sbarazzarsi, nei suoi atti, di queste forme stravecchie, che sono oggi ridicole: è con una circolare di quattro pagine, assai imbrogliata, che egli ha soppresso due cattivi tribunali . . . . .Si tocca tutto, si decide in petto, si persevera nelle proprie risoluzioni, ma non si agisce. Non è l’ideale di Governo, è il Governo allo stato d’idea . . . . La popolarità del Papa è quasi intera; io temo soltanto che se ne abusi, credendo di potervisi addormir sopra come sopra un letto di rose . . . .

«Il paese attende, ma con una impazienza risoluta. La festa fatta al Papa il primo giorno dell’anno è passata in ordine

  1. Henry D'Ideville, op. cit., liv. Vme, pag. 153.