Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/152

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capitolo terzo 145


Nè cito altri cinquanta scrittori almeno che, tutti, più ampiamente che quelli indicati non facciano, constatano in modo incontrovertibile questo malvolere, queste trame tenebrose e questa inettitudine della Curia e del chiericato, e la debolezza, gli scrupoli, le esitazioni e la incapacità di Pio IX1.

E, poichè una legge che temperasse i rigori della censura dei domenicani sulla stampa, per quanto invocata e reclamata, anche dai più temperati, non si era potuta ottenere, era naturale che frequentemente apparissero foglietti clandestini e che facesse capolino, a intermittenza, anche qualche giornale come La sentinella del Campidoglio, uscita prima del Contemporaneo, e probabilmente scritta da Pietro Sterbini. Fra le molte cose uscite, cosi, di soppiatto, a quei giorni, fu rimarchevole un opuscoletto intitolato: Le stragi di Tarnow, nel quale si narravano le orrende carneficine commesse e fatte commettere dal Governo austriaco in Galizia2; opuscolo che fece andare su

  1. Ecco i principali fra quelli che, per brevità, non cito: About, Anelli, Bianchi, Bianchi-Giovini, Beghelli, Belviglieri, Bersezio, Bertolini, Carrano, Cattaneo, Curci, D’Azeglio, De Boni, Delvecchio, Flathe, Gabiissi, Gaiani, Gallenga, Gioberti, Garnier-Pagès, Grandoni, Guerzoni, Hamel, La Farina, Lamartine, Leopardi, Liverani, Mamiani, Mariani, Miraglia da Strongoli, Massari, Montanelli, Niseo, Orsini, Oriani, Passaglia, Pallavicino Trivulzio, Pepe, Perfetti, Pinto, Regrnault, Reuchlin, Rey, Riccardi, Ricciardi, Rusconi, Ruth, Saffi, Settembrini, Silvagni, Sirao, Tabarrini, Tivaroni, Torre, Vannucci, Vecchi, Ventura, Webb-Probyn, White Mario, Zeller.
  2. L’illustre Cesare Cantù soltanto, trova, beato lui, modo di scusare le stragi di Tarnow scrivendo: «La Galizia aveva partecipato a quei preparamenti (della insurrezione degli Slavi) e la Dieta di Lemberg parlò francamente all’Austria: la quale concedette ai signori di ridurre i servi a fittaiuoli o anche proprietari, e al clero di avviare alla libertà per mezzo della morale, collo stabilire società di temperanza. Uscendo poi dalle vie legali vi si tentò una rivoluzione; ma mentre era mossa dai nobili, ecco la plebe avventarsi sopra di quelli, e trucidarli con la ferocia di chi sconta secoli di umiliazioni; ne fremette l’umanità; e poichè da un pezzo l’Austria è il capro emissario di tutti i misfatti in Germania, non meno che in Italia, si pretese avesse ella eccitato questi vulghi, e fin pagato a tanto per testa l’orrido macello. Essa se ne scagiona; ma di fatto avea contribuito a rendere odiosi 1 nobili con l’adoporarli per intermedi ed esecutori delle vessazioni sulle plebi, e messili in sospetto a queste come reluttanti dall’emanciparla. L’Austria premiò quelli che rimasero in fede, punì con numerosi supplizi i sollerati dopo che gli ebbe domi, frenò con la legge marziale il paese», ecc., ecc. (C. Cantù, Storia di cento anni, citata, vol. V, § 98, pag. 220).
          E per tema che i suoi lettori non abbiano bene inteso il suo pensiero, lo ripete con le medesime frasi e parole, scrivendo: «La Galizia avea partecipato a quei preparamenti, e presto uscendo dalle vie legali, tentò una rivoluzione; ma mentre era mossa dai nobili, ecco la plebe avventarsi so-