Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/194

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capitolo terzo 187

Questi fatti avvenivano a Roma negli ultimi dieci giorni di giugno e turbavano la quiete cittadina e minacciavano civili discordie. Ma da quali cause avevano origine tali dissidi? Chi li promuoveva? Lo Spada insinua che fossero provocati dai liberali per poter poi darsi il merito di averli quetati e d’avere ricondotta la concordia fra i cittadini. Ma egli, che ha raccolto tante migliaia di documenti, non ne adduce pur uno, fosse magari un foglietto anonimo stampato alla macchia, a sostegno della sua accusa, la quale in cotal guisa, ristretta ad una gratuita affermazione, diventa calunnia.

Il Cattaneo afferma, al contrario, che quelle turbolenze erano suscitate dai reazionari e gregoriani, e il De Boni e il Ranalli e il La Farina e l’Anelli e il Belviglieri e il Colombo e il Saffi, con largo corredo di gravissime induzioni e mettendo in relazione quei disordini parziali con il movimento reazionario manifestatosi in tutta Italia pochi giorni dopo e durante, cioè, la prima quindicina di luglio, avvalorano e sussidiano di indizi schiaccianti l’accusa del Cattaneo.

Ad ogni modo a quei giorni apparve prodigiosa l’operosità di Ciceruacchio, il quale, accorrendo ora alla Regola, ora in Ghetto, ora in Trastevere, e con animo acceso da amor di patria e da desiderio di concordia, concionando, con calda ed efficace parola, ora i vetturini romani, ora gli Abruzzesi, qua i Regolanti e i Trasteverini, e là gli Ebrei, riusci a impedire risse e contese, e, a poco a poco, raddusse la pace negli animi dalla collera agitati, coadiuvato dal Guerrini, dal Zauli Sajani, dal Caravacci, dal Favella, dal Benai, da Gerolametto, dal Carbonaretto e da altri bravi popolani in quell’opera di pacificazione1.

Da molto tempo si agitava nei Consigli del Quirinale la concessione della guardia civica, richiesta dalla capitale e dalle Provincie più specialmente, dove lo infuriar delle sètte e la carestia dei cereali aveva suscitato gravi disordini, a porre riparo

    renze, Felice Le Monnier, 1848. Vedi anche la Pallade del 2-8 luglio, n. 11, e dell’8 luglio, n. 14, e Contemporaneo del 26 giugno, n. 26, del 10 luglio, II. 28, e del 24 luglio, n. 30.

  1. F. De Boni, op. cit, parte I, § 10, pag. 40 e seguenti; A. Colombo, op. cit, pag. 50 e seguenti; A. Saffi, op. cit, cap. IV, pag. 81 e 82; C. Tivaroni, op. cit., parte VII, § 3, pag. 287-288. Cf. Pallade del 6-7 luglio, n. 14.