Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/200

Da Wikisource.

capitolo terzo 193

Popolo una colossale statua in gesso rappresentante Pio IX, la quale ivi doveva essere eretta, si cominciò a notare, come dissi, il contegno provocante e minaccioso dei più fieri sanfedisti, quali l’Alpi, il Freddi, il Minardi, il Nardoni, l’Alai, il Bertola, un Galanti, un Muzzarelli, un Giannuzzi, un Sangiorgi, alcuni dei quali ufficiali dei carabinieri, altri strumenti feroci della gregoriana polizia, tutti aperti e recisi avversari delle riforme liberali del nuovo Pontefice; e di siffatti atteggiamenti nacquero sospetti e timori avvalorati dai fatti avvenuti a Parma, a Lucca, a Siena. «Questi sospetti e timori crebbero quando si videro giungere a Roma molti centurioni e borghigiani di Faenza, gente in voce di sanfedismi, manesca, atta a malfare»1, onde le apprensioni aumentarono, i timori si diffusero e l’agitazione delle accese fantasie produsse la costernazione degli animi.

Vigile sempre e ardente di fervido amore per Pio IX e per la patria, sempre autorevolissimo per le estese sue relazioni in mezzo ad ogni ordine di cittadini, Ciceruacchio, il quale aveva già con grandissima fatica e non senza grave suo dispendio, ricomposti a concordia gli animi agitati dei vetturini, dei regolanti e degli Ebrei, posti in grave dissidio dagli eccitamenti e dalle insinuazioni dei sanfedisti, e apparecchiato banchetti ai più riottosi fra i contendenti, e rappaciatili fra loro2, si addiede delle macchinazioni dei nemici della patria e, di indizio in indizio, alla testa de’ suoi popolani, riescì a sventare quelle trame che monsignor Grassellini, governatore di Roma, se non partecipe, certo lieto di quei subbugli che dovevano affrettare la desiderata intervenzione armata degli stranieri, non aveva voluto nè scoprire, nè mandare a vuoto.

Ciceruacchio raddoppiò di operosità e di astuzia in quei giorni e, poichè ebbe avuto certo sentore delle pratiche dei reazionari, alcuni ne denunciò, ad altri diede egli stesso, co’ suoi

  1. G. La Farina, op. cit., vol. II, lib. Ili, cap. IV.
  2. Oltre i parecchi storici, che lodano lo zelo patriottico con cui si adoperò Ciceruacchio a ricondurre la concordia negli animi irritati, quali, ad esempio, il Colombo, il De Boni, il D’Azeglio, il Gabussi, il Miraglia, il Pinto, il Saffi, il Tivaroni, altamente plaudono all’opera pacificatrice di lui la Bilancia del 9 luglio, n. 19, nella quale Paolo Mazio scrive: Il tuo nome, o Angelo Brunetti, sarà scritto nelle croniche popolari del secolo xix, ecc. e la Pallade del 6-7 luglio, n. 13.