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ed Ebrei1; e finalmente, dalla arbitraria e violenta occupazione della pacifica Ferrara, avvenuta la mattina del 17 luglio - si badi bene a questa data - per parte di ottocento Croati, e la quale non era giustificata da nessuna perturbazione, da nessuna offesa, da pretesto veruno.

La contemporaneità, anzi la quasi simultaneità di questi fatti, mostra chiaramente che se anche la congiura di Roma non ebbe le forme precise e determinate di una vera e propria congiura, ebbe però tutti i caratteri di una trama iniziata dal principe di Metternich d’accordo coi gregoriani, coi sanfedisti, coi reazionari non soltanto di Roma e dello Stato romano, ma di tutta l’Italia centrale2; trama la quale aveva un fine palese, evidente, incontestabile, quello di giustificare, col suscitar torbidi, risse e fatti di sangue, la occupazione di Ferrara e la intervenzione straniera.

Mentre il Papa nominava segretario di Stato, in sostituzione del cardinale Gizzi, il suo cugino cardinale Gabriele Ferretti, il quale era in voce di liberale e la cui elevazione al potere veniva accolta con manifesti segni di esultanza dalla popolazione di Roma, e mentre questa si apprestava a celebrare, con feste solenni, l’anniversario dell’amnistia, onde già si era condotta a piazza del

  1. La sera del 16 luglio il governatore di Faenza aveva ricevuto trentotto querele di cittadini liberali faentini, individualmente assaliti per le vie, percossi e taluni feriti dai sanfedisti del Borgo e il giorno 18 dello stesso mese sette cittadini rimasero feriti dal fuoco ordinato ad alcuni soldati svizzeri, contro la innocua gente raccolta sulla piazza, da un maresciallo dei carabinieri; il 16 a Terni si dovette sospendere un banchetto, fissato dai liberali per celebrare l’anniversario dell’amnistia e al quale dovevan presiedere il vescovo e il governatore, per l’atteggiamento provocatore e minaccioso assunto dai reazionari; a Città della Pieve il 18 fu ucciso il capo- popolo Domenico Baldenti; e audaci provocazioni contro i liberali si compievano fra il 16 e il 18 a Viterbo, Macerata, Senigallia, Cesena e Bologna. (F. De Boni, op. e luoghi citati. Cf. con Farini, La Farina, Anelli, Belviglieri, Perrens, Gabussi, Montanelli, Saffi, Gramier-Pagès, Ruth, D’Azeglio, Vecchi, Leopardi e Del Vecchio, e coi giornali del tempo, Contemporaneo, Bilancia e Pallade nei loro fogli dal 1° ai 31 luglio 1847.
  2. A. Balleydier, Roma e Pio IX, prima versione italiana, Torino, stabilimento tip. di Alessandro Fontana, 1841, cap. Vili, pag. 174; Edouard Lubienscki, Guerres et révolutions d’Italie, Paris, Jacques Lecofire et C.te, éditeurs, 1852, cap. IV, pag. 67; G. Massari, La vita e il regno di Vittorio Emanuele II, Milano, Fratelli Treves, editori, 1878, vol. I, § 2°, pag. 12; Adam Mickiewicz, Mémorial de la Légion polonaise de i848, créée en Italie, publication faite d’après les papiers de son pére avec préface et notes par Ladislas Mickiewicz, Paris, librairie du Luxembourg, 1877, tom. I, chap. I, § 2°.