Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/220

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capitolo quarto 213

reato - e poi quasi subito rilasciato libero - e contro di lui e contro il principe di Canino e il Macbean fu iniziato regolare procedimento giudiziario, pel grande reato che «fu in quella occasione che per la prima volta si intesero apertamente le grida: viva l’Italia»1.

Eppure quei rivoluzionari tanto accusati, dagli storici e dai favoleggiatori papalini, di intemperanza, di esagerazione, di malevoglienza verso il Governo pontificio, e dipinti come perpetui eccitatori di disordini, gli Sterbini, i Meucci, i Zauli-Sajani, i Mattey, i Brunetti, i Checchetelli, non solo non colsero quella palla al balzo e non menarono su quell’arbitrio della polizia il rumore che avrebbero avuto diritto di sollevare, ma per amor di concordia, del fatto, abbastanza strano davvero, non fecero motto; e nessun giornale liberale ne fece cenno.

Il giorno 8 settembre Pio IX si recò, come l’anno precedente a santa Maria del Popolo; e, come l’anno innanzi, fu festeggiato con grandissimo calore dalla popolazione, accorsa in gran folla lungo il Corso e sulla vastissima piazza. Sulla strada il Pontefice trovò schierati numerosissimi i militi della guardia civica, in divisa e completamente ordinati, i quali gli presentarono le armi.

Il Papa, applaudito vivamente lungo la via percorsa, fu ricevuto sulla piazza del Popolo in un padiglione eretto di fronte al Pincio, sotto il quale era collocato il trono e a cui si ascendeva, passando sopra un magnifico tappeto di fiori naturali. Di là il Pontefice impartì la benedizione alla moltitudine, che lo accompagnò - finita la funzione religiosa in chiesa - fra le più vive acclamazioni, al Quirinale; ove esso dovette nuovamente benedire la folla.

Ciceruacchio portava, in quel corteo, la bandiera donata dai Bolognesi ai Romani2.


  1. G. Spada, op. cit., vol. I, cap. XVIII; B. Grandoni, op. cit., anno II, pag. 86-87; Pallade doll’8-9 settembre, n. 54; Contemporaneo del’ ll settembre, n. 37; P. Balan, op. cit., vol. I, lib. II, pag". 201; A. Balleydier, op- cit., cap. II, pag. 33, il quale, romanziere e favolista, al solito, anzi che storico, esagera smisuratamente e grottescamente il racconto, nel quale è smentito poi dagli stessi Spada e Grandoni.
  2. G. Spada, op. cit., vol. I, cap. XVIII; B. Grandoni, op. cit, anno II, pag. 87; Pallade dell’8-9 settembre, n. 54; Contemporaneo dell’1l settembre, n. 37; Speranza dell’8 settembre, n. 6; Bilancia del 10 settembre, n. 37.