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218 ciceruacchio e don pirlone

Cosi lo Spada che quel processo esaminò. Io ho voluto riferire l’aneddoto perchè esso illumina quella situazione e mostra chiaramente il dominio delle ansie patriottiche negli animi dei liberali romani, i quali continuavano a illudersi sul conto di Pio IX e lo volevano nemico degli Austriaci e continuavano a volerlo irresponsabile degli atti che loro non erano accetti. E ho anche riferito l’aneddoto perchè esso ci rappresenta tutto intero quale esso fu il carattere di Carlo Luciano Giulio Lorenzo Bonaparte, principe di Canino, uomo che ebbe una parte assai notevole nella storia che io narro. Egli era nato a Parigi, nel 1803, da Luciano, fratello del grande Napoleone, e da Alessandrina Lorenza di Bleschamps. Aveva studiato a Pavia, a Padova, a Bologna, poi si era condotto negli Stati Uniti d’America, ove si era dedicato tutto alla storia naturale e, ben presto, si era segnalato con le sue memorie scientifiche e con la pubblicazione, fatta nel 1825 a Filadelfia della Ornitologia americana.

Tornato in Italia fissò la sua dimora in Roma, ove pubblicò, dal 1833 al 1841, l’opera che gli assegnò un posto ragguardevole fra gli scienziati e che lo rese famoso, Iconografia della Fauna italica.

Piccolo della persona e pingue, aveva nel volto tutta la impronta del tipo dei Bonaparte e ricordava, a guardarlo, il grande imperatore, come lo ricordava il principe Gerolamo Napoleone morto testè, cugino del principe di Canino. Vestiva quasi sempre di nero, ma non curava molto il proprio abbigliamento. D’ingegno vivo e pronto, d’indole impetuosa, impressionevole, mobile, subitanea, di temperamento nervoso ed irrequieto, e, quindi, tendente alle fanfaronate, in ogni manifestazione dell’animo suo esagerato, superficiale nei sentimenti, dominato dalla vanità, il principe di Canino era, in pubblico, focoso parlatore, oratore inconsiderato poco misurato; e nella vita familiare, quantunque di umore bisbetico, si manifestava spesso aperto, gioviale, ciarliero, e coloritore assai soverchio del vero, tanto da spingersi sovente nel campo delle bugie1. Buon padre di famiglia,-

  1. C. Rusconi, Mem. anedd. cit., cap. VII. Il Minghetti (op. cit., vol. I, cap. V) rafferma vigorosamente il difetto dell’esser bugiardo nel Canino e dice che per la città, quando si udiva a dire una grossa bugia, si diceva subito: è una caninata.