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ogni evento il Governo britannico è preparato a tenere una tale condotta; e voi siete incaricato a rassicurare in proposito il Governo rovinano e dirgli che il Governo di S, M. non vedrebbe con indifferenza una aggiessione contro il territorio romano diretta ad impedire al Governo pontificio l’attuazione di tutte quelle interne riforme ch’ei possa credere convenienti". Questo lo incarico di lord Minto; a questo rispondenti le parole e le opere sue. Cessino i percossi dal nembo della rivoluzione, cessino i caduti risorti, ed i caduti sopravvinti dal rendere in colpa lord Minto, l’Inghilterra o qualsivoglia altra fantastica cagione delle battiture sofferte e degli strazi della patria»1.

A ribadire questo savio e onesto parlare, fondato su documenti, si unisce l’illustre Nicomede Bianchi sulla base di numerosi e preziosi documenti da lui pubblicati nella importantissima sua Storia documentata della diplomazia europea in Italia, là dove scrive: «le fole poste in giro a quel tempo sull’operato di lord Minto in Italia, debbono far luogo alla verità. Prudente e sagace diplomatico, egli era tutt’altro che favorevole a’ moti rivoluzionari; che anzi si adoperò ad arrestarli quanto gli fu dato co’ suoi consigli e con le sue franche dichiarazioni»2.

Non si arrese lo Spada al vigoroso ragionamento del Farini e solo perchè lord Minto commise l’orrendo fallo, di far buon viso al marchese d’Azeglio, al principe di Canino, al Masi, allo Sterbini, al Meucci e sopra tutti a Ciceruacchio, si ostinò a riprovarne la condotta3, quasi che un gentiluomo inglese potesse aver d’uopo di lezioni di educazione e quasi che un liberale quale era il Minto, che nel 1857, trovandosi a Firenze, si struggeva ancora di amore per l’Italia4, avesse bisogno di lezioni

  1. L. C. Farini, op. cit., lib. II, cap. VIII, in principio.
  2. N. Bianchi, op. cit., vol. V, cap. I, s 13. E conformi alla opinione dei due precedenti scrittori, sono, dal più al meno, quelle del Bersezio, del La Farina, del Cattaneo, del D’Azeglio, del De Boni, del Montanelli, del Ranalli, del Belviglieri, dell’Anelli, del Cappelletti, del Carrano, del Bertolini, del Silvagni, del Tivaroni, del Saffi, del Minghetti, dell’Alison, del Dyor, ecc.
  3. G. Spada, op. cit., vol. I, cap. XX, da pag. 387 a 390.
  4. M. Minghetti, op. cit., vol. III, appendice al cap. IX, pag. 430. Un altro aneddoto, notato nelle Memorie del Principe di Metternich, dimostra ancora l’amore di lord Minto e delle sue figliuole per l’Italia. Nel maggio del 1848, quando la famiglia di lord Minto era tornata a Londra, la famiglia