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mezzi — esclama, dopo parecchie considerazioni, il Grandoni — credono costoro bastanti, onde alienare affatto il cuore del principe dall’amore dei sudditi; e così risolvono di inventare una congiura del popolo, od altro di consimile. E qual cosa più spiacevole all’animo di Pio, che nella sua candida coscienza ben conosceva il diritto che aveva alla fedeltà e all’attaccamento del suo popolo? Un attentato sì calunnioso però andò a vuoto, ed i nemici stessi procurarono, in questo loro detiramento, alla causa del progresso un trionfo luminosissimo»1.

Il che è confermato dal Saffi, il quale scrive che «il Papa e il segretario di Stato confessavano, qualche giorno dopo, a lord Minto di essere stati ingannati, e si mostravano persuasi che una influenza retrograda forestiera e domestica si adoperava a disunire popolo e governo»2.

Il fatto vero si fu che nelle ore pomeridiane del 1° gennaio, mentre a piazza del Popolo si adunava gran folla con emblemi e bandiere per andare al Quirinale, si diffuse in un baleno la notizia che il palazzo pontificio era cinto di milizie stanziali armate, che chiusi ne erano gli accessi, che l’ordine era stato dato di respingere il popolo. E allorché si seppe che quelle novelle avevano fondamento nella realtà, grande fu la esasperazione degli animi, clamorose le grida della folla, che trasse, tumultuando, al palazzo del senatore Corsini, presso il quale Ciceruacchio si fece interprete dello sdegno e del dolore del popolo, ed espresse il generale convincimento che soltanto i nemici delle riforme e della libertà avevano potuto inspirar dubbi e sospetti nell’animo del Papa, intorno ai sentimenti della popolazione verso ramato sovrano e fece, perciò, considerare al senatore quanto fosse necessario che egli, capo della rappresentanza municipale romana, si recasse immediatamente dal Papa, facendosi presso di lui interprete del dolore e dei desiderii della cittadinanza.

Il senatore Corsini concionò dalla loggia del suo palazzo la

  1. B. Grandoni, op. cit., pag. 108 e seg.
  2. A. Saffi, op. cit., cap. VII, pag. 149. Cfr. con l’Archivio triennale italiano, vol. I, documento 167, pag. 224 e con F. Ranalli, vol. I, lib. VII, pag. 384 e seg.