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capitolo quinto 285


Comunque, gli avvenimenti di Napoli produssero grande allegrezza in Roma, dove la sera del 31 gennaio una illuminazione spontanea e improvvisa fu fatta e una popolare dimostrazione sotto le finestre del ministro sardo, con auguri al re Carlo Alberto di imitare l’esempio del re Ferdinando; e i Napolitani residenti in Roma, esultanti di gioia, uniti ai Romani percorsero la città festeggianti; e sebbene cadesse dir ottissiìna pioggia, non si arrestarono punto, né venne meno il loro entusiasmo»1.

Il Municipio stesso, composto di elementi moderatissimi, incita, pel 3 febbraio, «i cittadini a far festa — tanta era la forza della pubblica opinione! — e la fanno nel modo solito: moltitudine in giro, bandiere, faci, concerti musicali, grida che vanno alle stelle: le bandiere tricolori si frammischiano alle pontificie: da piazza del Popolo si va al Campidoglio: il cardinale Altieri arringa il popolo dal balcone del suo palazzo: il popolare suffragio cominciava a tentare anche i cardinali; buon pro se per ottenerlo bisognava salire in bigoncia!»2.

Frattanto al cardinale Ferretti, dimessosi da segretario di Stato, succedeva in questo alto ufficio il cardinale Giuseppe Bofondi forlivese, «uomo di buona fede, di eccellente morale, profondo teologo e sacerdote di esemplarissima vita. È per ogni riguardo adunque un ottimo soggetto: ma reta grave e C esser poco assuefatto al maneggio dei grandi affari di Stato, non che la debole sua salute, ci fan ritenere che ben presto vorrà dimettersi da questa laboriosissima carica»3. Così un diarista moderatissimo.

    condo i suoi preconcetti, i limiti dell’azione della folgore | Curioso maestro costui, che voleva obbligare la rivoluzione italiana a svolgersi, pian piano, lemme lemme, por lento e studiate e calcolate evoluzioni, entro il termine di dieci anni! Curioso filosofo della storia questo profeta, che, mentre va fantasticamente speculando su ciò che deve avvenire in casa degli altri, non scorge l’abisso che sta sotto a’ suoi piedi; e il quale, mentre fissa agl’Italiani lo leggi cervellotiche che, secondo lui, debbono governare la loro rivoluzione, non investiga e non comprende neppure uno dei boati del terremoto ruggente in Francia e non vede neppure uno dei segni precursori di quel nubifragio che, fra due mesi, ingoierà lui, il suo padrone, il suo sistema la dinastia, che in quel sistema aveva le sue fondamenta!

  1. B. Grandoni, op. cit., pag. 119. Il Labaro del 3 febbraio, n. 4.
  2. L. C. Farini, op. cit., lib. II, cap. X.
  3. B. Grandoni, op. cit, pag. 122.