Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/294

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capitolo quinto 287

le altre riforme, da lui suggerite a tempo e concesse sempre troppo tardi, cosi gli avvenne anche per questa della nomina di alcuni laici a ministri.

Appena il conte Pasolini aveva appreso la nomina del cardinale Bofondi, legato di Ravenna e romagnolo e perciò a lui legato di amicizia, a segretario di Stato e presidente del Consiglio dei ministri, gli aveva scritto per dargli opportuni consigli, perché «trovandosi il paese diviso fra le fazioni dei retrogradi, dei moderati e degli esagerati, era di somma imporportanza che il Governo si attenesse ai moderati. E, toccati molti errori del Governo, si lamentava della inerzia della Consulta e del Governo, stolto, e, meno la personale potenza del Papa, di malafede e del vedere dall’altra parte pericolose effervescenze, ed è la strada inetta per l’anarchia e per la invasione straniera»1.

E, allorché, il 7 febbraio, il cardinale Bofondi giunse in Roma il Pasolini ebbe un lungo colloquio con lui, nel quale rinnovò quei consigli e quelle lamentanze e suggerì «qualche concessione venisse data tosto e con sincerità e con fiducia - il che significa che la sincerità e la fiducia, anche a confessione del conte Pasolini, fin lì non erano state usate - e si cessasse una volta dal blandire, dall’obbedire al popolo tumultuante. Questo suggerimento così chiaro e risoluto - prosegue il conte Pier Desiderio Pasolini, che è il narratore dei consigli dati dal conte Giuseppe, suo padre — veniva inspirato da ciò, che il Pontefice tutto concedeva alle dimostrazioni di piazza e nulla ai suoi più fidati e più devoti consiglieri»2.

Confessioni preziose che, provenendo da fonti non sospetto di radicalismo, attestano due fatti: in primo luogo come la contraddizione imperante, e della quale nessuno si accorgeva, o alla quale, almeno, nessuno riferiva quelle oscillazioni e debolezze, comandasse a tutti e mettesse il Papa ogni giorno, ogni ora, nella condiziono di essere tirato di qua e di là, da un lato dal Rossi, dal Pasolini, dal Minghetti, dal Ventura, dal Corboli Bussi, dall’altro lato dal Lambruschini, dal Della Genga, dal

  1. P. D. Pasolini, op. cit., cap. V, § 1°.
  2. Lo stesso, ivi.