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sofo torinese: era naturale dunque che, con quella benedizione, Pio IX apparisse, agli occhi dei contemporanei, l’atteso Alessandro III. Il fatto morale che derivava dalle parole benedite, gran Dio, l’Italia era tale, era cosi grande il beneficio che, in quel momento, da quelle parole derivava alla causa nazionale, che nessuno aveva tempo, nè volontà di portare sull’allocuzione papale l’indagine critica con cui l’ha potuta esaminare il postero, dotto della sapienza del poi.

E che cosi fosse, oltre all’entusiasmo generale di tutti gli Italiani valga a provarlo un singolo fatto, piccolo per sè stesso, ma importante pel suo valore morale. La Pallade - cioè il più spigliato e scapigliato fra i giornali che allora si pubblicavano in Roma - a datare dal suo foglio del 10 febbraio, n. 164, pose sotto al suo titolo la frase: Benedite gran Dio l’Italia in caratteri maiuscoli e ve la mantenne fino al foglio del 29 dicembre 1848, n. 432: e, soltanto nel numero successivo 433 del 30 dicembre, la cancellò per sostituirvi l’altra: Viva la Costituente italiana, che conservò fino all’ultimo suo numero.

Si spiega, adunque, e sino a un certo punto si giustifica l’entusiasmo che suscitò in Roma l’allocuzione: la quale produsse per conseguenza immediata una imponente manifestazione popolare, che lo Spada chiama un’agglomerazione di popolo e che egli stesso, fieramente avverso a quella dimostrazione, è costretto a confessare essere composta di circa cinquemila persone.

Mosse il popolo festante alle quattro pomeridiane da piazza del Popolo. «Ad onta dell’ordine recentissimo del comando civico, che vieta le riunioni dei militi col popolo, procedono dodici pelottoni di essi armati di daga, seguono di poi il battaglione carissimo Speranza e moltissime sezioni di popolo, miste a soldati di ogni arma; quindi quattro pelottoni di ecclesiastici con alla testa tre bandiere, la pontificia in mezzo, e ai lati due tricolori d’Italia, tutti con nastri italiani al petto; i cori, le sinfonie, i vessilli erano in grandissimo numero,

«Giunto sì straordinario corteggio alla piazza del Quirinale, non tarda Pio IX a presentarsi al peristilio del pontificio palazzo, e fa cenno di voler parlare: la piazza è, fuori del consueto, sgombra di carrozze, e da cavalli de’ dragoni; la gran fontana non getta acqua: tutto accenna ad una quiete