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c’entra, la quistione se egli sia stato e, nel caso, fino a qual punto, ingrato verso Pio IX — il severo giudizio del Farini è parziale e non equo, tanto più che la nomina del Galletti fu imposta da un moderato, dal Recchi1.

Quanto al Farini, egli portava al ministro dell’interno Recchi il concorso sagace ed operoso di un forte ed equilibrato intelletto, di una larga cultura scientifica e politica, di un animo fermo, risoluto, tenacemente energico, degli ordini costituzionali e della patria amantissimo, di grandissimo coraggio civile dotato e, forse per esuberanza di forza e di sentimento, verso gli avversari politici, sovente intollerante e stemperato.

Intorno a quell’onorando gentiluomo che fu Michelangelo Caetani principe di Teano, il quale rimaneva spodestato del Ministero di polizia, per cui non era nato e stato educato, mi piace riferire le parole che la Pallade usò ad annunciarne il congedo: «Il principe di Teano si ritirò dalla polizia; i fondi destinati alle spie si convertirono in pane pel povero, pel pupillo e la vedova, il suo onorario servì a sussidii caritatevoli: i misteri del palazzo Madama non trovarono più l’oracolo che li proteggesse. La polizia andrà confondendosi fra le rovine di un orrido passato, cui vien calpestando un lucido presente, foriero di un franco, giusto, indomabile avvenire»2.

E, intanto che giornali e popolo festeggiavano la nomina del Ministero laico, la Commissione dei sette cardinali e dei tre

  1. G. Spada, vol. II, cap. V, pag. 102. Contro il passionato e ingiusto giudizio del Farini intorno al Galletti protesta il venerando Federico Torre (op. cit, vol. I, lib. I, § 10). Al Galletti dan lode di onesto il Miraglia, il Saffi, il Bertolini, il Tivaroni ed nitri storici e grandissima lode gli dà poi il Grandoni. Lo stesso Farini fece poi parziale ammenda di questo suo giudizio in una lettera indirizzata da Torino il 31 maggio 1852 al prof. Silvestro Gherardi in cui parlando del Galletti, scriveva «... del quale se ho dovuto per intimo convincimento censurare la condotta politica in Roma, conosco le qualità di ottimo padre, di uomo onesto e ricordo l’antica amicizia». (Vedi Lettere di Luigi Carlo Farini con una introduzione di Adolfo Borgognoni). Ravenna, tip. Calderini, 1878, let. LIV, pag. 184.
  2. Pallade dell’11 marzo n. 190. Federico Torre, op. cit., vol. I, lib. I, § 9, aggiunge che il duca Caetani «si dimise scandalezzato di trovar troppo facile il Papa a dimenticare la mattina gli ordini dati la sera innanzi», sebbene il Minghetti, con l’usata leggerezza e superficialità giudicando, dica di lui che era violento e iracondo, disadatto all’ufficio e mancante di tatto e di esperienza, esagerando i difetti e dimenticando le grandi virtù dell’illustre gentiluomo. (Cf. M. Minghetti, op. cit., vol. I, cap. V, pag. 831 e 382).