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verno repubblicano - scrive su quella Costituzione: «uno statuto dove regnavano i papi? Non doveva proprio essere il caso dell’Humano capite di Orazio? E, in effetto, qual mirabile mostro non ne scaturì ì Due governi in un governo; dm aziende in una azienda; dite diplomazie in una diplomazia, una occulta, una palese, e quella su questa prevalente. L’ibrida creazione nacque morta e come cosa morta fu accettata»1; un terzo assevera che quello statuto «era un simulacro di Costituzione»2; un quarto che esso era «uno statuto ermafrodito»3; e uno storico-favoleggiatore papalino confessa che in quella Costituzione «Pio IX aveva ceduto meno di ciascuno degli altri sovrani»4.

Ma, comunque, quella Costituzione segnava un passo avanti e fu accolta da tutti con gioia: dal Sacro Collegio dei cardinali, che era mosso dalla paura che in esso suscitava il crescere della marea popolare in Roma e nelle provincie, fu accolto come parafulmine in quella bufera; dal partito moderato come espediente che ad esso darebbe agio di capitanare e dirigere tutto quel movimento; dal partito radicale come mezzo per trascinare il Pontefice a partecipare alla imminente guerra nazionale; e finalmente da parecchi uomini autorevoli del partito mazziniano come gradino per salire alla più ampia attuazione dei loro ideali.

Di che grandi feste furono fatte in tutto lo Stato e più specialmente a Roma e pubbliche dimostrazioni di letizia; e in quelle di Roma primeggiava sempre Ciceruacchio, innamorato sempre, in pienissima buona fede, del suo Pio IX; il quale Pio IX - secondo ciò che afferma, con un po’ di esagerazione,

  1. C. Rusconi, Memorie aneddotiche cit., cap. V, pag. 38.
  2. R. Rey, op. cit., lib. III, cap. V.
  3. C. Tivaroni, op. cit., vol. II, parte VII, pag. 306.
  4. A. De Saint-Albin, op. cit., vol. I, cap. IV. Rilevano poi o la inanità effimera, o l’astuzia pretesca, o le contraddizioni e le incongruenze di quella Costituzione il Belviglieri, il Bertolini, il Bianchi-Giovini, il Cappelletti, il Cattaneo, il D’Azeglio, il Farini, il Gabussi, il Miraglia, il Nisco, l’Oriani, il Perrens, il Pianciani, il Pinto, il Raggi, il Ranalli, il Reuchlin, il Ruscoqì, il Ruth, il Saffi, il Silvagni, il Torre, il Vecchi, lo Zaller. — Il Beaumont-Vassy erroneamente afforma che la Costituzione concessa da Pio IX, e che egli loda come sufficiente pei Romani, fosse elaborata dal conte Rossi, il quale invece dichiarò — secondo le affermazioni del Raggi e del Silvagni — che «quella costituzioìie era una guerra legalizzata fra i sudditi e il sovrano». (De Beaumont-Vassy, op. cit., § XXII, pag 313. Cf. con Oreste Raggi, Prose e poesie su Pellegrino Rossi. Imola, G. Galeati, 1876, e David Silvagni, op.cit.).