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una deputazione composta del vessillifero Sopranzi Domenico, dal caporale Masini Giuseppe e dai militi Pinelli Pietro, Fontana Ferdinando, Marabini Tommaso e Pifferi Alessandro, esprimesse recisamente a quei giovani che quella bandiera e le armi che essi impugnavano non venissero portate di là dai confini dello Stato pontificio; che altrimenti facendo, essi diverrebbero aggressori, in diretta opposizione alla sua volontà1.

E narrano, inoltre, che discesa la deputazione dei militi in piazza del Quirinale a render conto alle centinaia di compagni d’arme che ivi l’attendevano, del risultato della sua missione, costoro non vollero udire le parole del Sopranzi, il quale riferiva quelle del Papa, allorchè il vessillifero narrava avere il Pontefice detto che non si oltrepassassero le frontiere dello Stato: e quando il Sopranzi parlava di frontiere se gli imponeva silenzio col gesto e con la voce2.

Checchè ne sia di queste affermazioni che, come è detto in una nota precedente, altri storici negano, e pure ammettendole per vere, sempre ne consegue - come ho già detto - la contraddizione in flagranti in cui, come se egli fosse rinchiuso in una cassetta foderata di punte di chiodi aguzzi, si dibatteva il Pontefice, il quale a un dato momento era costretto a lasciar credere e lasciava credere di volere la guerra offensiva e un momento dopo era costretto a dichiarare e dichiarava che vo-

  1. A. Balleydier, op. cit, capit. V, pag. 72 e seg.; G. Spada, vol. II, capit. VII; P. Balan, vol. I, lib. II, pag. 429 e 330; F. Croce, capit. VIII, pag. 34; C. Rusconi, La Repubblica romana del 1849, pag. 90. - Fino ad un certo punto sono anche della stessa opinione il Ranalli, vol. II, lib. VIII, pag. 79; L. Anelli, vol. II, cap. II. - Altri storici, come, ad esempio, N. Bianchi, il Saffi, il Ricciardi, il Cappelletti, il Cantù, Storia degli Italiani, vol. XIV, capit. CXCII, pag. 155 e il Tivaroni non parlano della inibizione di varcare i confini, nè di benedizioni condizionate date dal Papa.
  2. G. Spada, op. cit., vol. II, capit. VII. E ciò era logico e naturale, perchè il popolo non voleva la guerra difensiva, ma offensiva. - Ad ogni modo, a meglio dimostrare i tentennamenti - essi pure logici e naturali, per le ragioni da me già addotte - del Pontefice, ricorderò qui la narrazione fatta a Ladislao Mickiewicz da uno dei polacchi, i quali, il giorno 5 aprile 1848. accompagnarono il padre di lui, l’illustre poeta Adamo, all’udienza di Pio IX. Il grande scrittore e patriota aveva costituito il nucleo di una legione polacca, al quale si ascrissero quattordici dei polacchi residenti allora in Roma. Intorno a quel nucleo, secondo le intenzioni di Adamo Mickiewicz, dovevano venirsi a raccogliere tutti i profughi polonesi atti alle armi, dimoranti in Italia o in Francia: così quel nucleo doveva divenire legione, partire per la Lombardia, combattere a fianco degli oppressi Italiani contro gli Austriaci oppressori, per varcare,