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quantotto alla carcere. Statistica miseranda della storia modenese, la quale sembrerebbe incredibile ai tempi della odierna civiltà, se non fosse sintomo di uno stato violento di cose in Italia, dove l’Austria contrastava ai principi il diritto di fare ai popoli il maggior bene, e lasciava loro pienissima licenza del maggior male»1.

All’estinto tiranno era successo il figlio Francesco V, debole e inetto giovine, il quale aveva iniziato il suo regno con qualche indizio di meno tirannico reggimento, con la rimozione del Sejano di suo padre, Girolamo Riccini, «ma uomini e cose rimasero gli stessi, e Modena cittadella del sanfedismo e lo spirito di Francesco IV e del Canossa continuarono ad aggirarsi per la reggia estense e ad inspirarne il consiglio»2.

Meno feroce del Governo estense era quello dell’arciduchessa Maria Luisa, vedova di Napoleone I, nei Ducati di Parma e Piacenza, ma ugualmente inviso ai popoli, perchè palesemente foggiato all’austriaca e in tutto ligio alla casa d’Asburgo, come di necessità doveva essere; e se meno fiere furono in quel Ducato le repressioni, perchè maggiore era l’indulgenza del Governo verso i reati politici, non per questo è men vero che «la duchessa quanto più invecchiava più intristia; preti e frati, favoriti e cortigiani opprimevano e smungevano lo Stato, del quale eran veri sovrani gli Austriaci e i padri gesuiti, signori feudali una mano di nobili ignorantissimi, vanitosi, superbi e bigotti»3.

In Piemonte, dove Carlo Alberto, nobile, dignitoso, chiuso sempre in sè stesso, con l’animo sempre avvolto in un eterno dissidio fra la fede e lo scetticismo, fra un alto ideale politico e gli isterismi di un medioevale misticismo, guardingo e sospettoso dell’Austria e della Santa Alleanza, sotto l’influenza dei gesuiti e del fiero e convinto sanfedista conte Solaro della Margherita, e, nondimeno, occhieggiante, di nascosto, i Balbo, i D’Azeglio, gli Alfieri ed altri liberali, ora soggetto agl’impulsi subitanei del patriottismo, ora infrenato da scrupoli e da scoramenti inesplicabili, aveva regnato, fin qui, indipendente sì, ma

  1. E. Poggi, op. cit., vol. II, lib. IV, cap. II, pag. 82.
  2. C. Belviglieri, op cit., vol. II, lib. X, pag. 269.
  3. Giuseppe La Farina, op. cit., vol. II, lib. II, cap. XXVIII, pag. 618.