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Cosi, sapientemente giudicava nel 1846, il Durando i rapporti fra Austriaci e Italiani nel lombardo-veneto e, con maggiore specializzazione di considerazioni, non dissimilmente da lui, li giudicava il Cattaneo, qualche anno appresso, quando affermava: «Nelle guerre napoleoniche, il Governo austriaco si compose ognor più a dittatoria rigidezza; mentre con là perdita delle più remote appendici, e coll’usurpazione di Salisburgo, di Trento, della Venezia, della Valtellina erasi meglio spianato il campo a materiale imita. Per farsi strettamente una l’Austria doveva preferire una lingua fra dieci: elevare a dominio una minoranza; configgere sul letto di Procuste tutte le altre nazioni. Da quel momento ella s’avvinse a una catena di inique necessità che la tifassero di grado in grado agli eccidi della Galizia e ai patiboli dell’Ungheria. In cospetto ai quali è poco il dire che ella tolse alle provincie italiane le armi, la bandiera, il pubblico onore e la privata sicurezza. Ogni passo che ella faceva dietro il sogno dell’unità addolorava e inimicava un ordine di cittadini: destava in tutti il fremito del sangue italiano… Intanto nel Governo austriaco l’odio contro la nazionalità italiana si faceva più aspro e cavilloso. Gli spiaceva perfino il nome d" Italia: lo voleva dissimulato nei libri, cancellato nelle carte. E al contrario lo scolpiva vieppiù nelle menti; lo chiamava sulle labbra: se lo vedeva scritto da mani notturne sulle muraglie delle città. Una indomita riluttanza serrava sempre più il fascio dei popoli italiani; era come la polve di platino che s’incorpora sotto il martello, Nondimeno tanto mite era la natura dei popoli Lombardo—Veneti, che, in trent’anni, non si levarono nè una volta sola a tumulto. E davano soldati e danaro al sovrano, e guadagni sempre più sfacciati a’ suoi satelliti e banchieri; e pagavano quella brutta servitù ben più caro che ai loro vicini non costasse l’onore e la sicurtà»1.


  1. Carlo Cattaneo, Scritti politici ed Epistolario, pubblicati da Gabriele Rosa e Jessie White Mario (1836-1848). Firenze, tipografia di E. Barbèra, 1892, nelle Considerazioni in fine al primo volume dell’Archivio triennale, pag. 238-89.
          Consulta, pel dominio austriaco in Italia, dopo il trattato di Vienna, fra i moltissimi altri, Cormenin, L’Indipendenza italiana. Discorso tradotto da Giuseppe Massari, Firenze, Felice Le Monnier, febbraio 1848, pag. 19 e seg.;