Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/38

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capitolo primo 31

Per il che al principio del 1846 un’ansia indefinibile, una febbrile ed incerta aspettazione, un anelito confuso, indeterminato ma universale ad un rinnovamento politico e civile si effondeva dal petto di tutti gli Italiani, appena mezzanamente colti ed intelligenti: qualche gran fatto doveva avvenire, qualche grande movimento stava per succedere, perchè in quell’eccitamento nervoso dell’universale, tutti intendevano che le cose non potevano durare più oltre in quello stato di malessere morale e materiale di tutta la nazione.

Un grande movimento intellettuale era venuto lentamente, inavvertitamente, ma assiduamente preparandogli animi degli Italiani a quel quasi inconsapevole affratellamento, a quella confusa concordia di propositi e di aspirazioni; e le congiure ognor soffocate, i moti rivoluzionari sempre repressi, avevano, da trentanni agguerrite le nuove generazioni alle lotte e alle sventure; e le reazioni feroci e le repressioni sanguinose e l’esempio quotidiano delle morti impavidamente affrontate per amor di patria, o sui campi di battaglia, o sui patiboli e quello delle prigionie fortissimamente sostenute e degli esigli dignitosamente tollerati da migliaia e migliaia di uomini, il fiore dell’intelligenza, il nerbo della coscienza della nazione, avevano esaltato la fantasia, acceso il sentimento, ritemprato gagliardamente il carattere degli Italiani.

In mezzo al diffondersi degli scritti del Foscolo, del Leopardi, del Pellico, del Manzoni, del Berchet, del Botta, del Colletta,

    M. D'Azeglio, I lutti di Lombardia. Firenze, Felice Le Monnier, 1848, pag. 20 e seg., 51 e seg. e documenti annessi; Filippo De Boni, op. cit., cap. VII, § 23, pag. 314 e seg.; Louis Blanc, op. cit., vol. II, cap. I, pag. 21 e 22; Vincenzo Gioberti, op. cit. vol. I, cap. VIII, pag. 249; G. La Farina, op. cit., vol. I, lib. II. cap. XXIII, pag. 548 e seg.; F. A. Gualterio, op. cit, vol. II, cap. XXXII, pag. 142 e seg.; L. Anelli, op. cit, vol. II, cap. I, pag. 42 e seg.; Giuseppe Ricciardi, Cenni storici intorno ai casi d’Italia del 1848-49. Napoli, dalla stamperia Del Vaglio, 1869, cap. VI, pag. 68 e seg.; C. Belviglieri, op. cit., vol. II, lib. XIII, pag. 360 e seg.; Carlo Maria Curci, Il Vaticano Regio, tarlo superstite della Chiesa cattolica. Firenze-Roma, fratelli Bencini, editori, 1883 (il quale chiama pessimo e babelico l’impero austriaco come fu ricostituito dal trattato di Vienna), cap. II, § 9, pag. 54; Dott. Carlo Casati, Nuove rivelazioni sui fatti di Milano nel 1847-1848 tratte da documenti inediti. Milano, Ulrico Hoepli, editore-libraio, 1885, voL I, cap. III, pag. 51 e seg.; G. G. Gervinus, op. cit., tom. XVII, part. VIII, §§ 3 e 4, da pag. 202 a 806; Ernest Daudet, Histoire de la Restauration 1814-1830, Paris, librairie Hachette et C.ie, 1882, lib. I. § 5, pag. 55.