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e completo contrapposto di questa; nel programma dell’esule illustre spirava l’alito caldo e vivificatore delle idee moderne, nell’Allocuzione di Pio IX, l’aura gelida e mefitica del medio evo.

Intanto, già da parecchio tempo, i giornali si occupavano, nei loro articoli, delle prossime elezioni e del compito riserbato ai deputati dello Stato romano; e svolgevano in gran parte le idee espresse poi, maestrevolmente, dal Mamiani in quel suo programma. Segnalavasi fra questi pubblicisti, il dott. Cesare Agostini di Foligno, giovane dì pronto ingegno e vigoroso polemista, il quale alle prossime elezioni dei deputati, consacrò una serie di articoli nel Contemporaneo.

Fin dal 16 marzo era apparso in Roma un nuovo giornale, l’Epoca, compilato dagli antichi collaboratori della Bilancia e dell’Italico, giornali che avevano cessato di esistere. L’Italico aveva iniziato le sue pubblicazioni nel febbraio del 1847, sotto la direzione del bolognese Carlo Berti-Pichat e vi avevano collaborato il principe Cosimo Conti e il dottor Ottavio Gigli, ambedue romani, il marchegiano avv. Tommaso Tommasoni, il forlivese Tommaso Zauli-Sajani, il perugino marchese Orazio Antinori, il ravennate avv. Leopoldo Spini e il romano avv. Michelangelo Pinto. E siccome il Berti-Pichat parti volontario per la guerra di Lombardia, cosi l’Italico e la Bilancia si fusero e i collaboratori di ambedue questi periodici, toltone il Berti-Pichat e l’Orioli, diedero vita all’Epoca, giornale liberale di cui furono direttori Michelangelo Pinto, Andrea Cattabeni e Leopoldo Spini e che rimase lungamente devoto a Terenzio Mamiani.

Il dottor Michelangelo Pinto, che fu poi fondatore e direttore del Don Pirlone e che ha perciò diritto a speciale considerazione in questo libro, era nato a Roma il 15 maggio 1818. Dotato d’ingegno vivo ed acuto, compi il corso de’ suoi studi grammaticali e umanistici nelle scuole di Sant’Apollinare, i filosofici nel Collegio romano, i giuridici nella Università. Laureatosi nel 1838 imprese prima un viaggio in Italia, poscia percorse in quasi tre anni, dal 1838 al 1840, la Svizzera, la Francia, l’Inghilterra e la Germania, studiando gli usi, i costumi, la storia e le istituzioni di quelle nazioni: onde il suo forte intelletto si arricchì di larghe cognizioni che lui, reduce da quei viaggi, elevavano in grande estimazione fra la gioventù romana, che, in